Resistenza

Dalla parte di lei. Note a margine sull’antifascismo al femminile

Questo post è stato pensato in dialogo con i due post recentemente pubblicati su NonSoloProust e dedicati alla Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi e al Diario partigiano di Ada Gobetti, da cui emergono gli ostacoli di ordine evidentemente culturale che hanno impedito fino ad oggi di riconoscere l’effettivo contributo  e la peculiarità dell’impegno femminile nell’opposizione al nazifascismo. A sperimentare  in prima persona la frustrazione di questo mancato riconoscimento  è – anche – Alba de Céspedes,che nella Resistenza fu impegnata  in prima persona e che retrospettivamente compie una disamina impietosa delle dinamiche maschiliste e patriarcali resistenti, quale ironia,anche nei gruppi partigiani. De Céspedes , che con un’espressione forse oramai desueta può certamente definirsi una donna di temperamento, è già compromessa con il regime fascista a causa della pubblicazione di Nessuno torna indietro, romanzo che sovverte dal profondo i canoni della femminilità disegnati dal regime fascista, ma che riesce ad eludere la censura grazie al notevole successo di critica e pubblico, nonché dell’ autorevolezza dei recensori Sem Benelli e Francesco Flora, (entrambi, per inciso, firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascistiNella prefazione al romanzo Dalla parte di lei  – sorprendente opera di indagine sulla condizione femminile, nei suoi aspetti anche più oscuri e reconditi, che si intreccia con le vicende storiche legate alloccupazione tedesca di Roma, all’armistizio, alla formazione e all’azione delle diverse anime  della  Resistenza romana -, l’autrice dichiara espressamente come i suoi ideali  romantici legati ad una concezione eroica e pura della Resistenza fossero stati ben presto disattesi, e manifesta la propria insofferenza per lo stato di minorità in cui  si pretendeva che le donne rimanessero avvilite  nonostante il «supremo sacrificio compiuto da donne combattenti sia antifasciste che fasciste»:

Questo libro fu anche una mia presa di coscienza circa l’entusiasmo che mi aveva ingenuamente guidata nel combattimento per la libertà e nel convincimento che fosse possibile vivere l’amore come un’avventura senza limiti e senza ambiguità. Già in quegli anni, tra il 1946 ed il 1949, queste mie convinzioni cominciavano a vacillare. […]. L’esperienza della guerra e dell’impegno politico avevano resi ancor più intollerabili tali vincoli.  L’eguaglianza della donna e dell’uomo di fronte al pericolo e alla morte era ormai divenuta palese per me. Il passaggio delle linee del fronte sul fiume Sangroaveva rafforzato irrevocabilmente tale convinzione. Sapevo ormai che un uomo può tremare e una donna restare impavida durante un bombardamento di artiglieria.

L’Italia dell’immediato dopoguerra è ovviamente un immenso cumulo di macerie anche morali, su cui bisogna ricostruire una nazione attraverso il senso di aggregazione ed appartenenza.; la fretta, la necessità di accantonare gli odi e il desiderio di vendetta, ancora fumanti come le rovine dei bombardamenti, devono necessariamente condurre ad un compromesso, ad un superamento delle rivalità e delle differenze di parte. Ma questa operazione non è indolore, e soprattutto, non consente l’elaborazione del trauma indicibile della guerra civile, ma solo la sua  provvisoria rimozione attraverso il ritorno ad una normalità che tale oramai non poteva più essere , rivelandosi al contrario nel proprio desolante squallore:

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D’altronde l’insofferenza dei vincoli che rattenevano le donne dall’esprimere la loro volontà di azione, pesava vieppiù su di me. Tale insofferenza si era già espressa nel mio primo romanzo Nessuno torna indietro, ma non avevo più ventisette anni come all’epoca della pubblicazione di esso. L’esperienza della guerra e dell’impegno politico avevano resi ancor più intollerabili tali vincoli. L’eguaglianza della donna e dell’uomo di fronte al pericolo e alla morte era ormai divenuta palese per me.
Il passaggio delle linee del fronte sul fiume Sangro aveva rafforzato irrevocabilmente tale convinzione. Sapevo ormai che un uomo può tremare e una donna restare impavida durante un bombardamento di artiglieria. In seguito la documentazione storica mi avrebbe reso edotta del supremo sacrificio compiuto da donne combattenti sia antifasciste che fasciste.
Mi esasperava dunque con il ritorno alla normalità ritrovarmi nella condizione di subalterna che la società mi attribuiva in quanto donna.
Soltanto una donna poteva capire in quel tempo quanto fosse irritante sentirsi sotto tutela.


Roma, 16 luglio 1943. I bombardieri delle forze alleate colpiscono il quartiere San Lorenzo. E’ il primo bombardamento sulla capitale (e purtroppo non sarà l’unico): l’attacco avviene in pieno giorno, la città è totalmente colta di sorpresa, le abitazioni crollano, le perdite umane sono numerose,  La descrizione degli eventi ci viene così restituita dalla voce della protagonista del romanzo, che si sofferma in particolare, oltre che sull’ evidente stato di choc dei sopravvissuti,  sulle vittime animali, in particolare i cavalli di una scuderia,  vera strage degli innocenti della follia incomprensibile piovuta dal cielo :

Durante il bombardamento io ero in una vecchia cantina di via Venti Settembre. Le altre donne avevano molta paura e gridavano, chiamavano la Madonna. Io avevo molta paura. Due giorni dopo andai (…) a vedere il quartiere bombardato. Eravamo sul piazzale del Verano quando ci raggiunse l’odore dei cavalli morti: era un odore così acuto che dovemmo portare il fazzoletto al viso, e Tomaso mi prese sottobraccio. Una scuderia era stata colpita in pieno, ci dissero, quella dove stallavano i cavalli neri dei trasporti funebri. Chi era giunto per i soccorsi aveva udito i nitriti alti, disperati. Le voci degli uomini sepolti vivi nelle cantine non si udivano, invece. Durante l’opera di salvataggio sempre i cavalli avevano nitrito e quando, infine, tacquero, certo anche l’ultimo grido umano si era spento sotto le macerie.
Il quartiere di San Lorenzo era deserto. Sui fianchi delle case, negli squarci, pendevano materassi, indumenti, ritratti, e il silenzio pesava nei cortili soffocati di calcinacci e polvere. Dappertutto si sentiva quell’odore dolciastro e nauseabondo(…). Incontrammo un vecchio che portava in mano un secchio da riempire alla fontana. «Ero appena uscito in istrada» diceva «e la casa mi è crollata dietro.» 

Per quanto sconvolta, la città prova a reagire. Si attendono le notizie dalla radio, appare evidente che l’evento non può lasciare le cose immutate, che qualche radicale cambiamento si stia ormai preparando. Tutta la città, in ansia, è in attesa di notizie. Il fascismo, la “voce arrogante” del Duce, tuona e minaccia rappresaglia e vendetta contro i traditori; ma è un regime al suo epilogo. Pochissimi giorni dopo, la notte del 25 luglio, avverrà la caduta del Gran Consiglio del Fascismo e Mussolini sarà deposto dal proprio ruolo di capo del Governo. Gli antifascisti romani, molti dei quali ovviamente fino a quel momento non dichiarati come tali ma tra di loro in collegamento, considerano oramai imminente la liberazione della città. Dalle linee impazzite dei telefoni, o tramite il semplice passaparola, si insiste con il monito: “ Ascoltate la musica”, questa volta non soltanto riferito alle trasmissioni clandestine di Radio Londra, ma anche all’EIAR, l’emittente radiofonica ufficiale, da cui si attende con il fiato sospeso la notizia insperabile:

A quell’ora ogni sera, mentre chiudevo la finestra, vedevo le donne del casamento dirimpetto chiudere la finestra benché il caldo fosse soffocante; per un attimo ci guardavamo. Ci guardammo con maggiore intensità, quella sera. (…) accostando l’orecchio alla tela che nascondeva l’altoparlante, udimmo bussare cupamente come per dirci di avere fiducia, attendere.
Ma noi sapevamo che quella sera
il conforto della stazione proibita non ci sarebbe bastato più. (…) volontariamente tornammo a consegnarci alla voce arrogante che per anni avevamo ascoltata, zitti, aspettando[…] La nostra rivolta si esprimeva proprio in quel silenzio, in quel modo paziente di aspettare(…) Fu in quel momento che la voce nuova parlò: senza arroganza, dolorosa, grave. (…) io ero sola di fronte a questa voce saggia e modesta: e, sebbene contenta di non aver più paura, scoppiai a piangere, umiliata che la voce arrogante fosse stata proprio la voce del mio tempo e della mia età.

Le voci, nella realtà storica, sono due,  quelle del re  Vittorio Emanuele III  e  di Pietro Badoglio, , il  maresciallo d’Italia  succeduto a Mussolini alla guida del governo, che nella notte del 25 luglio ai microfoni dell’EIAR  informa i cittadini che «la guerra continua», e che l’italia avrebbe «tenuto fede alla parola data» agli alleati (erano in corso le trattative per il futuro armistizio), proclamando «lo stato d’assedio e l’ordine di «sparare a vista contro i dimostranti» per limitare i disordini , non esplicitando la brutale verità del fatto che da quel momento la lotta contro il nemico si sarebbe trasformata in conflitto civile. La popolazione romana, tuttavia, esulta per la caduta del fascismo ed anche anche se il peggio, per la capitale, come è noto, era di là da venire (dal rastrellamento tedesco al Portico d’Ottavia, all’attentato di via Rasella e al conseguente massacro delle Fosse Ardeatine), i cittadini tornano per breve tempo a respirare- e di nuovo, a parlare e ad incontrarsi come da tempo non era possibile:

E attorno a noi la gente passava lesta. Alcune persone si fermarono in crocchio a parlare, poi tutti si aggrupparono presso una bottega dalla quale veniva il segnale della radio. Io avevo paura quando la gente si affollava per ascoltare la radio; era sempre un segno funesto. In Abruzzo erano tutti dispersi nelle campagne, qui indugiavano nelle strade ancora chiare d’estate; erano nelle case, a tavola, alcuni lavoravano, o erano innamorati, sembravano indifferenti, difesi, eppure dovevano subito interrompere ogni altra cura e accorrere docili ad ascoltare ciò che diceva la radio. Non era più una miracolosa invenzione che trasmetteva la musica o i richiami per salvare le navi. Era una inesorabile potenza: il corso della nostra vita dipendeva in gran parte da ciò che diceva la radio. «Giungemmo appena in tempo per udire le ultime parole e poi restammo zitti, pallidi, mentre qualche soldato lanciava in aria il berretto rallegrandosi che fosse stato firmato l’armistizio.

Da quel momento inizia per la protagonista il coinvolgimento attivo  nella Resitenza., «il lungo giorno nel quale io non ho mai potuto riposare».[…] .Il romanzo di De Céspedes descrive la partecipazione della protagonista di un’azione partigiana realizzata dalle delle “staffette” femminili, paradossalmente insospettabili a causa degli stereotipi del patriarcato,  che trasportano sulle loro biciclette manifesti, giornali, armi nelle borse della verdura che andavano a procurarsi non senza fatica fuori dalle mura cittadine – e che subivano immancabilmente le perquisizioni dei soldati tedeschi.Dal racconto emerge  con fin troppa chiarezza la disparità di trattamento riservata alle donne, il cui contributo, prezioso ed indispensabile, viene spesso concepito dacomandanti partigiani come deprivato di qualsiasi connotazione di eroismo, e nelle intenzioni confinato il più possibile nell’ambito delle attività domestiche:

All’andata io avevo l’impressione di fare un gita in campagna; Affidate a quel sibilo, simile a un ronzìo lieve di officina, tutte pedalavamo insieme, senza guardarci. […]. Guardavo le nuche delle donne come quelle delle compagne di scuola, e avrei voluto accarezzarle con tenerezza: alcune di queste donne si logoravano nella paziente ricerca del cibo per i figli, nella ricerca del danaro necessario a mantenerli; lavoravano tutte, dacché gli uomini erano lontani, e alcune di esse erano andate a rubare nei vagoni merci colpiti dai bombardamenti, altre andavano a letto coi soldati. Poiché tutto si poteva chiedere alle donne, non c’era limite: Tullio [il comandante del gruppo a cui appartengono la protagonista e suo marito,ndr] chiedeva di preparare un letto, lavare la biancheria di una compagna che aveva bisogno di rifugiarsi, chiedeva di far cucina a tutte le ore, per tutte le persone che passavano, bisognava servirle tutte, per tutte trovare cibo e talvolta danaro(…)e poi domandava se sapessimo andare in bicicletta. Agli uomini chiedeva solamente di andare in bicicletta.

Nel romanzo viene dato ampio spazio proprio alla  coraggiosa resistenza della cittadinanza in undici mesi di occupazione che non risparmiano nulla alla popolazione civile in termini di arresti, torture, rappresaglie e deportazioni, ma che pure per contro determinano, da parte dei civili, quegli atti di coraggio ed abnegazione che James Hillman definisce il «sublime della guerra»:

In quel tempo la città era piena di persone che non avrebbero mai avuto la possibilità di divenire eroi: eppure, tra noi tutti, circolava una solidarietà così profonda che spesso raggiungeva l’eroismo, benché attraverso la paura. Perciò, forse, c’intendevamo facilmente: bastava un cenno, un’occhiata. Le case si aprivano ai tribolati, accogliendoli nella miseria che era in esse, come se finalmente ci fossimo tutti risolti a rivelarci. Sì, veramente fu un’epoca che rese migliori anche coloro che non avevano l’ambizione di divenire eroi e che pure sentivano l’obbligo di tener fede a se stessi.

A questo elogio della resistenza civile fa poi da contrappunto l’indimenticabile descrizione della liberazione di Roma,  il 5 giugno 1944 l’incredulità della popolazione  nel realizzare che i tedeschi avevano abbandonato la città ,seguita dall’esplosione di gioia  all’ingresso in città delle truppe alleate al comando del generale Clark:

Al mattino tutti uscirono guardinghi; ispezionarono cautelosi le strade e le piazze dove non si vedevano più autocarri né soldati coi fucili spianati. Lo squallore li sgomentò, dapprima: temevano che celasse un tranello, un estremo stratagemma: ma fu proprio la deserta malinconia delle strade umiliate e malconce a dar loro la certezza che la città era stata abbandonata. Allora le case si svuotarono in un baleno, la gente correva via come acqua, dilagava nelle strade. Le vie tornarono a echeggiare passi, richiami. Tutti parlavano a voce alta, si chiamavano di sotto le finestre, le ragazze correvano in bicicletta e i loro capelli ariosi si sollevavano nel vento.[…] Affacciata alla terrazza mi stordivo nell’aria libera della bella estate e nelle grida festose che scoppiavano qua e là, come fuochi d’artificio. Dalla finestra sottostante udivo salire voci che disapprovavano un così clamoroso entusiasmo: invece a me pareva facile comprendere che quello era un modo di applaudire noi stessi, il nostro coraggio, la nostra pazienza, e così cancellare i duri giorni trascorsi, applaudire, gridare, urlare, provare che il lungo e tetro giorno era veramente finito. Bisognava essere privi di pietà per non comprendere che tanta vita repressa, costretta, imbavagliata, doveva pur esplodere in qualche modo.

Tuttavia la liberazione della città coincide, per amaro paradosso, anche con la progressiva restaurazione del maschilismo patriarcale. Per la protagonista  sarà  un dolore notare la freddezza e l’indifferenza di coloro che fino a pochi giorni prima avevano messo la propria vita nelle mani di lei. Con il ritorno dell’eroe (il marito della protagonista, anche lui partigiano), la sua figura, la sua partecipazione alla resistenza vengono eclissate, al punto da spingerla quasi a dubitare di sé stessa e della realtà di quanto era avvenuto,  vittima di una forma antesignana di gaslighting autoindotto che lascia nel suo animo un disperato senso di frustrazione ed amarezza:

Anche con i compagni, ormai, non trovavamo più nulla da dirci: l’amicizia che fingevamo era fittizia: in realtà essi erano tornati ad essere gli amici di Francesco. Infatti, quando conducevano con loro un nuovo amico o compagno me lo presentavano dicendo brevemente «la signora Minelli» e già, trascinandolo pel braccio mentre costui avrebbe voluto indugiarsi in qualche frase di convenienza, lo presentavano a Francesco con una voce del tutto diversa. Poi illustravano le ormai famose avventure di mio marito. Io ero contenta che non accennassero alle modeste missioni che io avevo compiuto: poiché, per me, esse possedevano un valore assolutamente personale e mi infastidiva che altri ne disponesse liberamente. Tuttavia mi veniva fatto di sospettare che le bombe che avevo portato io fossero false: se solamente quelle che gli uomini avevano portato rappresentavano un pericolo; dubitavo del contenuto dei manifesti; ricordavo che i messaggi erano per lo più frasi insulse, simili a quelle che si trovano nelle grammatiche di una lingua straniera. Non significavano nulla, forse; incominciavo a credere che fossero stati preparati al solo scopo di beffarmi. Ma, se anche fossero stati falsi, ciò non avrebbe avuto importanza; io li avevo portati con la stessa paura, avevo ugualmente accettato di correre quel rischio. 

«E ora tutti eravamo qui, tutti ugualmente salvi, tutti scampati»; ma con i liberatori che tornavano a riscoprirsi maschi  e che per paradosso ripristinavano senza alcuna remora l’ordine costituito dei rapporti di forza, che li riconfermava – per citare Orwell – sempre e comunque più uguali degli altri. All’autrice non resta dunque che prendere amaramente atto di come per l’Italia , e soprattutto per le donne, la Liberazione sia stata in fondo una promessa tradita, che non ha avuto comunque il potere di scalfirne l’individualità peculiare che le rende irriducibilmente altre rispetto alla causa vincitrice del mondo maschile:

(…)Con gli anni mi è sembrato di scoprire quanta illusione è nel termine stesso libertà.[…]Ho visto l’Italia perdere la propria indipendenza nel 1945 in nome di una libertà di cui io mi domando il senso oggi (…)Io mi domando anche qual senso abbia l’amore e se parlarne non sia un’ipocrisia o una prova di debolezza. Posso dire che in una donna anche dalle vicissitudini più deludenti la forza dell’amore emerge sempre come da una fonte inestinguibile.


RISORSE E NOTE A MARGINE

– Le enfasi grafiche nelle citazioni (corsivi e grassetti) sono mie;

– E’ stata qui effettuata la scelta di riportare citazioni esclusivamente relative alle vicende storiche comprese tra il bombardamento della città e la sua liberazione non alla trama del romanzo, un capolavoro assoluto del nostro Novecento, per lasciare intatto il piacere della lettura dell’opera- che davvero, davvero meriterebbe di essere letta da ogni donna e di essere inclusa di diritto nel canone delle opere imprescindibili…..ma questa è ben altra questione che tuttavia allontanerebbe troppo (?) dall’argomento di questo post;

– Al romanzo di Alba de Céspedes ed in particolare alla sua partecipazione e posizione sulla Resistenza sono dedicati in rete parecchi contributi; ricordiamo qui la recensione  a firma di Giosuè David su La Falla  e l’invito alla lettura del romanzo pubblicato da Alessia Martoni su Critica letteraria 

-Il contributo di Rai Cultura all’approfondimento della figura e dell’opera dell’autrice;

– L’articolo a firma di Annalisa Camilli, pubblicato su Internazionale e dedicato al ruolo rimosso  delle donne nella Resistenza, che cita peraltro l’opera della storica Simona Lunadei e la testimonianza di Carla Capponi;

-La rilevanza del ruolo delle donne della Resistenza romana, viene giustamente esplicitata e sottolineata  nella sala  a loro dedicata del Museo della Liberazione di Roma, un tempo sede già sede delle famigerate celle di detenzione  di via Tasso, e vi si sottolinea come sia stato proprio grazie a loro che l’occupazione tedesca  non sia riuscita a realizzare il piano di sottomettere e piegare la città, anche  e soprattutto moralmente.

Imprecisioni. Sul massacro delle Fosse Ardeatine

Criticare pubblicamente le dichiarazioni politiche delle più alte cariche dello Stato appare sempre inopportuno e di dubbio gusto, dato che appare troppo facile colpire la combinazione fatale di eventuale errore umano e di sovraesposizione mediatica inevitabile . Ma talvolta, nonostante tutti gli inviti del buon senso all’estraneità si sente di non poter davvero tacere senza il rischio di diventare acquiescienti o conniventi – o peggio ancora, indifferenti nel senso gramsciano del termine. Di fronte alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio in relazione all’interpretazione storica di uno degli episodi più atroci di quella che era oramai già degenerata in una guerra civile è forse opportuno ripercorrere gli eventi che hanno condotto le forze di occupazione tedesche a compiere la fucilazione di trecentotrentacinque uomini disarmati a vario titolo considerati nemici per motivi politici o razziali.

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Roma, luglio 1943 In un’Italia oramai fuori controllo a seguito della caduta del Governo fascista e dell’arresto di Mussolini, nonché a seguito della fuga di Vittorio Emanuele III, il destino del Paese è affidato a Pietro Badoglio, Maresciallo d’Italia e capo di un governo militare nominato il 26 luglio 1943. Nel successivo 14 agosto, Roma è dichiarata città aperta; gli accordi del 10 settembre con le forze di occupazione tedesche, successivi di soli due giorni all’annuncio dell’armistizio di Cassibile, , prevedono la presenza delle truppe tedesche stanziate al di fuori della città. I tedeschi, tuttavia, non esitano a violare l’accordo e per ordine del feldmaresciallo Albert Keisserling la città viene di fatto occupata, con la proclamazione della soggezione al diritto di guerra tedesco per chiunque compisse azioni dirette contro i militari o comunque di resistenza, sciopero o sabotaggio. Viene inoltre organizzato in via Tasso un centro di detenzione e tortura dove vengono deportati molti- sospetti- antifascisti dalle SS agli ordini di Robert Kappler. Entro la fine di settembre Roma è annessa alla Repubblica Sociale Italiana; il successivo 16 ottobre Roma vive l’orrore del rastrellamento al Portico d’Ottavia, previa deposizione delle armi da parte di tutti i membri dell’Arma dei Carabinieri in servizio in città per ordine del generale Graziani, neoproclamato ministro repubblichino della Difesa nazionale. Le forze della neonata Resistenza romana, composta da una galassia di sigle e dunque organizzata in gruppi numericamente esigui e non sempre coordinati nell’azione, non riescono a coinvolgere la maggioranza della popolazione civile (pur protagonista di eroici eposodi di resistenza passiva) e non possono quindi che assistere impotenti alla tragedia.

Immagini del rastrellamento tedesco dei civili ebrei romani

L’azione più incisiva verrà svolta a Roma dai Gruppi di Azione Patriottica, organizzazione paramilitare facente capo al Partito Comunista Italiano . Dal 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, si susseguono assalti diretti e attentati contro le truppe occupanti tedesche; e contro i fascisti repubblichini, come quello in via Tomacelli il 10 marzo del 1944 contro il corteo fascista dei militanti di Onore e Combattimento che celebrava l’anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. Già i tedeschi avevano risposto agli attentati fucilando prigionieri anche fuori da Roma, azioni di cui veniva dato regolare comunicato con scopo di deterrenza da ulteriori azioni e di frattura del fronte resistenziale anche tra la popolazione civile. I GAP tuttavia non arretrano; illusi sull’imminente arrivo degli alleati in città a seguito dello sbarco di Anzio , progettano un attentato dinamitardo contro gli occupanti, scegliendo simbolicamente come data il 23 marzo, anniversario della creazione dei Fasci di Combattimento nel 1919. Bersaglio dell’attentato saranno, oltre (di nuovo) al corteo fascista in celebrazione , i tedeschi del regimento di polizia “Bozen”, composto pressoché esclusivamente di altoatesini e formatosi a seguito dell’occupazione tedesca e della creazione di una Zona di Operazione delle Prealpi. Il corteo, in marcia dal poligono di Tor di Quinto, sarebbe passato per il centro storico; il luogo dell’attentato viene individuato in via Rasella, dove oltre a far esplodere 18 kg tritolo misto a pezzi di ferro, precedentemente piazzato su un furgone della nettezza urbana, i Gappisti lanciarono anche diverse bombe a mano; i tedeschi risposero sparando contro le finestre delle abitazioni, convinti che le bombe fossero piovute dall’alto, e procedendo comunque all’arresto di oltre cento civili. Alla fine il bilancio sarà di trentatré morti e di oltre cinquanta feriti tra i militari tedeschi.

La reazione tedesca è ovviamente di sbigottimento feroce. Kurt  Mälzer, generale della Luftwaffe e comandante delle forze tedesche di stanza in città, appena giunto sul luogo sbraita la propria volontà di evacuare il quartiere, radunare i civili e fucilarne cinquanta per ciascuna vittima tedesca. Sarà il colonnello Kappler a calmarlo e ad evitare, almeno, una strage indiscriminata, previa promessa di una rapida indagine sull’attentato. Il compito di avvisare l‘Oberkommando des Wermacht , il quartier generale di Hitler a Ratenburg, spetta Dieter Beelitz, capo uffcio delle operazioni di Kesserling, al momento non reperibile perché impegnato ad Anzio. La furia di Hitler è totale; secondo le testimonianze poi rese a processo dai responsabili della strage, avrebbe intimato una rappresaglia immediata, “tale da far tremare il mondo”, ordinando a sua volta di fucilare tra i trenta e i cinquanta italiani per ogni vittima. La decisione finale su come intervenire sarà alla fine assunta da Kesserling, rientrato in serata da Anzio, secondo cui la più appropriata misura di rappresaglia coincide con la proposta di Von Mackensen, generale della 14° armata tedesca ( le truppe d’assalto appunto impegnate ad ostacolare l’avanzata degli Alleati da Anzio verso Roma), di fucilare entro ventiquattr’ore dieci italiani per ciascun tedesco morto nell’attentato . L’ordine è ufficiale. Quanto alle modalità organizzative e selettive, per così dire, la scelta viene lasciata ai militari competenti. Si pensa immediatamente ai prigionieri già condannati a morte, ma sono troppo pochi, sei o sette, mentre bisogna raggiungere il numero di trecentoventi individui da destinare alla fucilazione , i Todeskandidaten) (il numero salirà poi a trecentotrentacinque a causa della sopraggiunta morte di un altro soldato tedesco, di cui Kappler sarà informato solo verso le 13 del giorno dell’eccidio) L’incarico sarà affidato al capitano Erich Priebke, luogotenente di Kappler, e al suo collega Karl Haas: la lista sarà completata svuotando il centro di detenzione di via Tasso e prelevando esponenti della Resistenza, dichiarati o presunti, fiancheggiatori o altri civili colpevoli di reati minori o comunque sospetti di sentimenti antifascisti. Non basterà ancora. La lista sarà dunque completata con il nome di settantacinque cittadini ebrei, già destinati alla deportazione (su suggerimento del comandante della Gestapo di Verona, Wilhelm Harster.

Le difficoltà logistiche, tuttavia, non sono poche: in un rimpallo di responsabilità, infatti, i vari corpi armati dell’esercito e le stesse SS si rifiutano di eseguire materialmente la strage, primi fra tutti gli stessi compagni di reggimento delle vittime, agli ordini del comandante Donek. E’ inoltre necessario, come “necessario atto simbolico”, che anche un certo numero di ufficiali tedeschi sia presente e partecipi all’esecuzione. Alla fine l’onere ricadrà sullo stesso Kappler, nel suo ruolo di comandante della Gestapo a Roma, che viene individiduato come corpo cui l’esecuzione spetta di competenza . Resta poi da individuare un luogo adeguato per l’esecuzione che consenta al tempo stesso l’occultamento dei cadaveri; a tale scopo vengono scelte le gallerie minerarie per l’estrazione della pozzolana, già antiche catacombe cristiane, sulla via verso Ardea, a quattro chilometri dalla capitale; radunati tutti i prigionieri, questi vengono condotti a gruppi di cinque nelle gallerie, viene loro richiesto il nome, vengono fatti inginocchiare e giustiziati con un colpo di pistola alla nuca. Alle undici di quella sera stessa, le forze d’occupazione tedesche dirameranno in città il comunicato secondo cui “dieci comunisti. badogliani ” sarebbero stati fucilati per ogni vittima dell’attentato del 23 marzo. E conclude sommariamente- è il caso dire- : “L’ordine è già stato eseguito“.

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RISORSE E NOTE A MARGINE

Per la ricostruzione del racconto degli eventi sono state fondamentali le accuratissime voci di Wikipedia relative al Rastrellamento del Ghetto di Roma, all’attentato di via Rasella e appunto all’eccidio delle Fosse Ardeatine;

Il sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine , organizzato in diverse sezioni che oltre ad illustrare il luogo ripercorre gli eventi e soprattutto presenta la galleria dei volti delle vittime . Anche se alcuni nomi sono ovviamente più noti di altri, noi non ce la sentiamo di effettuare una scelta e preferiamo affidarle tutte , comprese le nove che non sono potute essere identificate alla pietà e all’omaggio di chi legge. RIportiamo però qui di seguito, in memoria e per voto, l’elenco completo dei loro nomi e dei relativi capi di imputazione. Ci si accuserà forse di pedanteria, ma è fin troppo noto che in storia ogni imprecisione , o banalizzazione, o minimizzazione degli eventi accaduti rischi di trasformarsi, certo involontariamente, nell’anticamera del revisionismo.

  1. Agnini Ferdinando (Catania, 24 agosto 1924) – Studente di medicina, impiegato – PCI.[57]
  2. Albanese Teodato (CerignolaFoggia, 7 giugno 1904) – Avvocato.
  3. Albertelli Pilo (Parma, 30 settembre 1907) – Professore di filosofia – Partigiano combattente; membro del Comitato Militare del Partito d’Azione insieme a Armando Bussi – Medaglia d’oro al valor militare.[58]
  4. Amoretti Ivanoe (Imperia, 12 novembre 1920) – Sottotenente del Regio Esercito in servizio permanente effettivo (partigiano) – Fronte militare clandestino di resistenza
  5. Angelai Aldo (Roma, 26 dicembre 1917) – Macellaio – PSIUP.
  6. Angeli Virgilio (Grossendaerdof, 20 dicembre 1899) – Pittore.
  7. Angelini Paolo (Castelnuovo di GarfagnanaLucca, 9 luglio 1909) (Lucca) – Autista – PCI; Appartenente ai GAP
  8. Angelucci Giovanni (Roma, 24 agosto 1924) – Macellaio – Bandiera Rossa.
  9. Annarumi Bruno (Roma, 30 novembre 1921) – Stagnino – Partito d’Azione.
  10. Anticoli Lazzaro (Roma, 7 aprile 1917) – Venditore ambulante; pugile – Vittima della Shoah.[59]
  11. Artale Vito (Palermo, 1º marzo 1882) – Tenente Generale d’artiglieria – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[60]
  12. Astrologo Cesare (TivoliRoma, 14 settembre 1903) – Lucidatore – Partigiano – Vittima della Shoah.[61]
  13. Aversa Raffaele (LabicoRoma, 2 settembre 1906) – Capitano dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[62]
  14. Avolio Carlo (Siracusa, 14 settembre 1895) – Impiegato S.A.I.B. – Partito Democratico del Lavoro (Unione Nazionale); Membro della Brigata Goffredo Mameli.
  15. Ayroldi Antonio (OstuniBrindisi, 10 settembre 1906) – Maggiore del Genio del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Comandante raggruppamento patrioti Lazio sud e zona Castelli – Medaglia d’argento al valor militare.[63]
  16. Azzarita Manfredi (Venezia, 19 luglio 1912) – Capitano di cavalleria – Fronte Militare Clandestino, Gruppo Fossi – Medaglia d’oro al valor militare.[64]
  17. Baglivo Ugo (AlessanoLecce, 24 novembre 1910) – Avvocato – Partito d’Azione; Partigiano.[65]
  18. Ballina Giovanni (Roma, 21 ottobre 1905) – Contadino – CLN.
  19. Banzi Aldo (Roma, 23 febbraio 1921) – Geometra – Bandiera Rossa.
  20. Barbieri Silvio (Roma, 31 dicembre 1902) – Architetto – PCI.
  21. Benati Nino (ConseliceRavenna, 9 agosto 1913) – Impiegato, banchista – Bandiera Rossa.
  22. Bendicenti Donato (RoglianoCosenza, 18 ottobre 1907) – Avvocato – Partigiano combattente; PCI; Appartenente alla Banda patrioti del Trionfale diretta dal colonnello Vetere – Medaglia d’argento al valor militare.[66]
  23. Berardi Lallo (Roma, 13 settembre 1905) – Manovale, muratore – Partito Repubblicano.
  24. Bernabei Elio (MontepulcianoSiena, 29 ottobre 1907) – Ingegnere delle Ferrovie dello Stato – Partito d’Azione.[67]
  25. Bernardini Secondo (PisonianoRoma, 12 maggio 1908) – Commerciante – Democrazia Cristiana.
  26. Bernardini Tito (OrteViterbo, 24 aprile 1898) – Operaio, magazziniere – PCI.
  27. Berolsheimer Aldo (Roma, 20 settembre 1905) – Commesso – Vittima della Shoah.
  28. Blumstein Giorgio Leone (Leopoli, 1895) – Banchiere – Vittima della Shoah.
  29. Bolgia Michele (Roma, 14 marzo 1894) – Ferroviere; Guardasala FF.SS. – PSIUP).
  30. Bonanni Luigi (Camerata NuovaRoma, 10 marzo 1910) – Operaio specializzato Pirelli; autista – PCI; Staffetta partigiana.
  31. Bordoni Manlio (Roma, 23 luglio 1920) – Impiegato – Movimento Comunista Italiano.
  32. Bruno Di Belmonte Luigi (Napoli, 24 ottobre 1919) – Possidente – Fuggito da campo di internamento tedesco in Croazia.
  33. Bucchi Marcello (Roma, 18 ottobre 1921) – Geometra; Disegnatore – Fronte Militare Clandestino.[68]
  34. Bucci Bruno (Roma, 29 settembre 1920) – Impiegato; Disegnatore – Partito d’Azione.
  35. Bucci Umberto (LuceraFoggia, 18 giugno 1892) – Impiegato – Partito d’Azione.
  36. Bucciano Francesco (CastrovillariReggio Calabria, 5 agosto 1894) – Impiegato Firmar – Bandiera Rossa.
  37. Bussi Armando (Modena, 17 dicembre 1896) – Impiegato delle Ferrovie dello Stato – Membro del Comitato Militare del Partito d’Azione insieme a Pilo Albertelli – Medaglia d’oro al valor militare.[69]
  38. Butera Gaetano (RiesiCaltanissetta, 11 settembre 1924) – Pittore; soldato carrista – Fronte Militare Clandestino; Partito socialista italiano – Medaglia d’oro al valor militare.[70]
  39. Buttaroni Vittorio (GenzanoRoma, 15 ottobre 1905) – Autista – Partigiano; Partito d’Azione.
  40. Butticé Leonardo (SiculianaAgrigento, 2 febbraio 1921) – Meccanico – PSIUP.
  41. Calderari Giuseppe (NespoloRieti, 27 marzo 1909) – Contadino – Partigiano.
  42. Camisotti Carlo (CorbolaRovigo, 11 maggio 1902) – Asfaltista – Brigate Garibaldi; Partito Comunista Italiano.
  43. Campanile Silvio (Roma, 24 giugno 1905) – Commerciante – PSIUP.
  44. Canacci Ilario (Roma, 12 febbraio 1927) – Secondo cameriere d’albergo – Bandiera Rossa – Arrestato il 29 febbraio 1944 – A 17 anni è tra le più giovani vittime dell’eccidio.
  45. Canalis Salvatore (TulaSassari, 14 novembre 1908) – Professore di lettere ai Licei – Partito d’Azione.
  46. Cantalamessa Renato (Roma, 27 settembre 1903) – Falegname – PCI.
  47. Capecci Alfredo (Roma, 11 dicembre 1924) – Meccanico – Bandiera Rossa.
  48. Capozio Ottavio (Roma, 20 settembre 1922) – Impiegato postelegrafonico – Bandiera Rossa.
  49. Caputo Ferruccio (MelissanoLecce, 16 ottobre 1922) – Studente.
  50. Caracciolo Emanuele (TripoliLibia, 22 agosto 1912) – Regista e tecnico cinematografico – Comunista.
  51. Carioli Francesco (Pieve TorinaMacerata, 9 luglio 1878) – Fruttivendolo.
  52. Carola Federico (Lecce, 11 ottobre 1912) – Capitano della Regia Aeronautica – Fronte Militare Clandestino.
  53. Carola Mario (GaetaLatina, 8 maggio 1917) – Capitano di fanteria – Fronte Militare Clandestino.
  54. Casadei Andrea (Roma, 30 novembre 1912) – Artigiano, Falegname – Arrestato perché dava ospitalità a prigionieri inglesi e americani
  55. Caviglia Adolfo (Roma, 5 ottobre 1898) – Impiegato – Vittima della Shoah.
  56. Celani Giuseppe (Roma, 28 agosto 1901) – Ispettore capo dei servizi annonari del governatorato di Roma – Partito Democratico del Lavoro (Unione Nazionale); Partigiano.[71]
  57. Cerroni Oreste (Roma, 16 settembre 1874) – Tipografo – Partito d’Azione – Arrestato perché stampava con altri 3 compagni manifesti di propaganda contro i nazifascisti.
  58. Checchi Egidio (GallarateVarese, 29 luglio 1892) – Meccanico – Arrestato come militante del PCI.
  59. Chiesa Romualdo (Roma, 1º settembre 1922) – Studente di ingegneria – Partigiano combattente (Movimento dei Cattolici comunisti) – Accusato di traffico d’armi – Medaglia d’oro al valor militare.[72]
  60. Chiricozzi Aldo Francesco (CivitavecchiaRoma, 12 settembre 1925) – Impiegato postelegrafonico – Arrestato il 21 febbraio 1944 con l’accusa di fornire sigarette ai partigiani della Banda d’Achille.
  61. Ciavarella Francesco (Pistoia, 7 gennaio 1917) – Impiegato nella Marina Mercantile – Partito Comunista Italiano. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione nella banda abruzzese dedicata a suo nome.
  62. Cibei Duilio (Roma, 8 gennaio 1929) – Falegname – Partito d’Azione – Arrestato il 7 febbraio 1944 con il fratello Gino con l’accusa di sabotaggio – A 15 anni è con Michele Di Veroli la vittima più giovane dell’eccidio.
  63. Cibei Gino (Roma, 13 maggio 1924)- Meccanico – Partito d’Azione – Arrestato il 7 febbraio 1944 con il fratello Gino con l’accusa di sabotaggio.
  64. Cinelli Francesco (Roma, 26 febbraio 1899) – Impiegato della società Romana Gas – Partito Comunista Italiano – Arrestato con il fratello Giuseppe il 22 marzo 1944.
  65. Cinelli Giuseppe (Roma, 17 gennaio 1902) – Portatore ai mercati generali – PCI – Arrestato con il fratello Francesco il 22 marzo 1944 con l’accusa di sostenere il movimento partigiano.
  66. Cocco Pasquale (SediloOristano, 5 gennaio 1920) – Studente.
  67. Coen Saverio (Roma, 5 ottobre 1910) – Commerciante – Partigiano combattente – Collabora con i servizi segreti inglesi – Arrestato il 22 febbraio 1944 – Vittima della Shoah – Medaglia d’argento al valor militare.[73]
  68. Conti Giorgio (Roma, 17 maggio 1902) – Ingegnere (CLN).
  69. Corsi Orazio – Falegname (PCI).
  70. Costanzi Guido – Impiegato, Sottotenente contabile del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’argento al valor militare.
  71. Cozzi Alberto (Roma, 23 marzo 1925) – Meccanico; partigiano combattente – Medaglia d’oro al valor militare.[74]
  72. D’Amico Cosimo – Amministratore teatrale.
  73. D’Amico Giuseppe – Impiegato (PCI).
  74. D’Andrea Mario – Ferroviere (Partito d’Azione).
  75. D’Aspro Arturo – Ragioniere (Bandiera Rossa).
  76. De Angelis Gerardo – Regista cinematografico; partigiano (Centro informazioni) – Medaglia d’argento al valor militare.[75]
  77. De Carolis Ugo – Maggiore dei Carabinieri Reali – Capo di stato maggiore del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[76]
  78. De Giorgio Carlo – Impiegato (Partito d’Azione).
  79. De Grenet Filippo (Napoli, 1904) – Impiegato; tenente di complemento – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[77]
  80. Della Torre Odoardo (Livorno, 24 febbraio 1894) – Avvocato; insegnante di filosofia – Attivo nella Resistenza romana – Vittima della Shoah.[78]
  81. Del Monte Giuseppe – Impiegato.
  82. De Marchi Raoul – Impiegato (Partito d’Azione).
  83. De Nicolò Gastone – Studente (PSIUP).
  84. De Simoni Fidardo – Operaio (Bandiera Rossa).
  85. Di Capua Zaccaria – Autista.
  86. Di Castro Angelo – Commesso.
  87. Di Consiglio Cesare (Roma, 7 novembre 1912) – Operaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  88. Di Consiglio Franco (Roma, 21 marzo 1927) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah – A 17 anni è tra le più giovani vittime dell’eccidio.
  89. Di Consiglio Marco (Roma, 15 maggio 1924) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  90. Di Consiglio Mosè (Roma, 25 gennaio 1870) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  91. Di Consiglio Salomone (Roma, 20 febbraio 1899) – Venditore ambulante – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  92. Di Consiglio Santoro (Roma, 23 settembre 1925) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  93. Di Nepi Alberto (Roma, 21 settembre 1879) – Commerciante – Arrestato il 15 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  94. Di Nepi Giorgio (Roma, 23 settembre 1919) – Viaggiatore di commercio – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  95. Di Nepi Samuele (Milano, 8 febbraio 1908) – Commerciante – Arrestato il 13 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  96. Di Nola Ugo (Roma, 12 febbraio 1901) – Rappresentante di commercio – Arrestato il 20 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  97. Diociajuti Pier Domenico (Padova, 10 maggio 1879) – Commerciante – Partito d’Azione – Arrestato il 9 marzo 1944 con l’accusa di sabotaggio.
  98. Di Peppe Otello (Chiesto, 31 maggio 1890) – Falegname ebanista – PCI – Conserva documenti, nasconde fuggiaschi, raccoglie viveri per le bande partigiane – Arrestato il 1º febbraio 1944.
  99. Di Porto Angelo (Roma, 1º aprile 1918) – Commesso; venditore ambulante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  100. Di Porto Giacomo (Roma, 15 dicembre 1895) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  101. Di Porto Giacomo (Roma, 10 aprile 1890) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  102. Di Salvo Gioacchino (Napoli, 3 febbraio 1914) – Impiegato – Democrazia del Lavoro – Arrestato il 2 marzo 1944.
  103. Di Segni Armando (Roma, 27 giugno 1913) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  104. Di Segni Pacifico (Roma, 26 gennaio 1922) – Venditore ambulante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  105. Di Veroli Attilio – Commerciante – Arrestato il 18 marzo 1944 con il padre per motivi razziali – Vittima della Shoah
  106. Di Veroli Michele (Roma, 3 febbraio 1929) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 con il padre per motivi razziali – Vittima della Shoah – A 15 anni è con Duilio Cibei la vittima più giovane dell’eccidio.
  107. Drucker Salomone (LeopoliPolonia, 11 gennaio 1905) – Commerciante; Pellicciaio – Partito Socialista Polacco – Arrestato il 27 febbraio 1944 con l’accusa di spionaggio – Vittima della Shoah
  108. Duranti Lido (Castelfranco di SottoPisa, 7 aprile 1919) – Operaio presso la Ditta Pirelli – Partito Comunista Italiano – Svolge attiva opera di propaganda – Arrestato il 27 febbraio 1944.
  109. Efrati Marco (Roma, 25 luglio 1907) – Commerciante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  110. Elena Fernando (Roma, 22 giugno 1919) – Artista – PSIUP – Svolge attiva opera di propaganda – Arrestato il 22 febbraio 1944.
  111. Eluisi Aldo (Venezia, 11 settembre 1898) – Pittore; partigiano combattente (Partito d’Azione) – Medaglia d’oro al valor militare.[79]
  112. Ercolani Giorgio (Roma, 1908) – Tenente colonnello di Stato Maggiore del Regio Esercito – Partito d’Azione – Arrestato il 22 gennaio 1944.
  113. Ercoli Aldo (Roma, 7 maggio 1916) – Pittore – Partito d’Azione – Arrestato il 12 gennaio 1944.
  114. Fabri Renato (VetrallaViterbo, 25 dicembre 1888) – Commerciante – Partito d’Azione; Capo Zona e sabotatore – Arrestato il 2 marzo 1944.
  115. Fabrini Antonio (ZagaroloRoma, 21 febbraio 1900) – Stagnino – Movimento Comunista Italiano; (CLN) – Arrestato il 13 marzo 1944 con l’accusa di aver fornito materiale per la fabbricazione di bombe.
  116. Fano Giorgio (Roma, 4 agosto 1907) – Dottore in scienze commerciali – Arrestato il 15 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  117. Fantacone Alberto (Roma, 25 settembre 1916) – Avvocato; Dottore in legge – Partito d’Azione; Fronte militare clandestino di resistenza – Brigata Goffredo Mameli (Banda Neri) – Arrestato il 28 gennaio 1944 – Medaglia d’argento al valor militare.[80]
  118. Fantini Vittorio (Roma, 10 novembre 1918) – Farmacista – PCI – Arrestato il 16 marzo 1944 per aver dato ospitalità a prigionieri inglesi e americani.
  119. Fatucci Sabato Amadio (Roma, 27 novembre 1877) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  120. Felicioli Mario (Roma, 20 ottobre 1901) – Elettrotecnico – PCI).
  121. Fenulli Dardano (Reggio Emilia, 1889) – maggior Generale (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[81]
  122. Ferola Enrico – Fabbro (Partito d’Azione).
  123. Finamonti Loreto (Nespolo (RI), 20 dicembre 1900) – Commerciante (CLN). Partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Riconosciuto nella banda abruzzese Turanense.
  124. Finocchiaro Arnaldo – Elettricista (PCI).
  125. Finzi Aldo – Imprenditore agricolo; ex sottosegretario del Ministero degli Interni del governo Mussolini (Democrazia del Lavoro) – Vittima della Shoah.
  126. Fiorentini Valerio – Autista meccanico (PCI).
  127. Fiorini Fiorino – Maestro musica (Partito d’Azione).
  128. Fochetti Angelo – Impiegato (Corpo Volontari della Libertà).
  129. Fondi Edmondo – Impiegato commerciante.
  130. Fontana Genserico (Roma, 26 gennaio 1918) – Tenente dei Carabinieri Reali, dottore in giurisprudenza (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[82]
  131. Fornari Raffaele (Roma, 26 novembre 1904) – Venditore ambulante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  132. Fornaro Leone (Roma, 27 luglio 1921) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  133. Forte Gaetano – Commerciante; carabiniere di leva – partigiano combattente (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[83]
  134. Foschi Carlo – Commerciante.
  135. Frasca Celestino – Muratore.
  136. Frascà Paolo – Impiegato (CLN).
  137. Frascati Angelo (Roma, 11 novembre 1887) – Commerciante – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  138. Frignani Giovanni (Ravenna, 8 aprile 1897) – Tenente colonnello dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[84]
  139. Funaro Alberto (Roma, 27 settembre 1919) – Commerciante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  140. Funaro Mosè (Roma, 15 marzo 1889) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  141. Funaro Pacifico (Roma, 13 maggio 1888) – Autista – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  142. Funaro Settimio (Roma, 17 novembre 1916) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  143. Galafati Angelo – Pontarolo Bandiera Rossa.[85]
  144. Gallarello Antonio – Falegname ebanista (Partito d’Azione).
  145. Gavioli Luigi – Impiegato (PCI).
  146. Gelsomini Manlio (Roma, 7 novembre 1907) – Medico – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[86]
  147. Gesmundo Gioacchino (TerlizziBari, 20 novembre 1908) – Professore di Filosofia – partigiano combattente; PCI) – Medaglia d’oro al valor militare.[87]
  148. Giacchini Alberto – Assicuratore (Bandiera Rossa).
  149. Giglio Maurizio Cervo (Parigi, 20 dicembre 1920) – Tenente di P.S. dei “Metropolitani” di Roma (OSS) – Medaglia d’oro al valor militare. Al Ten. Maurizio Giglio è intitolata la caserma delle Volanti della Polizia di Stato a Roma, in via G. Reni.[88]
  150. Gigliozzi Romolo – Autista (PSIUP).
  151. Giordano Calcedonio (Palermo, 11 luglio 1916) – corazziere (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[89]
  152. Giorgi Giorgio (S. Agata FeltriaPesaro, 6 marzo 1921) – Ragioniere – Partito d’Azione; partigiano.[90]
  153. Giorgini Renzo – Industriale (PCI).
  154. Giustiniani Antonio – Cameriere (PCI).
  155. Gorgolini Giorgio – Ragioniere (Fronte Militare Clandestino).
  156. Gori Gastone – Muratore (PSIUP).
  157. Govoni Aladino – Figlio del poeta Corrado Govoni; Capitano dei granatieri; partigiano combattente (Bandiera Rossa) – Medaglia d’oro al valor militare.[91]
  158. Grani Umberto – Maggiore della Regia Aeronautica in congedo (Partito d’Azione).
  159. Grieco Ennio – Elettromeccanico (Bandiera Rossa).
  160. Guidoni Unico – Studente (Bandiera Rossa).
  161. Haipel Mario – Maresciallo del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino).
  162. Iaforte Domenico – Calzolaio (PCI).
  163. Ialuna Sebastiano – Agricoltore.
  164. Imperiali Costantino – Rappresentante di vini (Bandiera Rossa).
  165. Intreccialagli Mario – Calzolaio (Partito d’Azione).
  166. Kereszti Sandor – Ufficiale (Partito d’Azione).
  167. Landesman Boris (OdessaUcraina, 2 febbraio 1901) – Commerciante – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  168. La Rosa Salvatore – Soldato.
  169. La Vecchia Gaetano – Ebanista (Partito d’Azione).
  170. Leonardi Ornello – Commesso (Bandiera Rossa).
  171. Leonelli Cesare – Avvocato (Partito d’Azione).
  172. Liberi Epidemio (PopoliPescara, 16 luglio 1920) – Industriale – Partito d’Azione.[92]
  173. Lidonnici Amedeo – Industriale (Fronte Militare Clandestino).
  174. Limentani Davide (Roma, 27 maggio 1890) – Commerciante – Arrestato il 16 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  175. Limentani Giovanni (Roma, 30 dicembre 1885) – Commerciante – Arrestato il 9 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  176. Limentani Settimio (Roma, 27 maggio 1907) – Commerciante – Arrestato il 9 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  177. Lombardi Ezio (SoranoGrosseto, 19 settembre 1903 – Impiegato – Partigiano.[93]
  178. Lo Presti Giuseppe (Roma, 31 maggio 1919) – Dottore in legge; partigiano combattente (PSIUP) – Medaglia d’oro al valor militare.[94]
  179. Lordi Roberto – Generale della Regia Aeronautica (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[95]
  180. Lotti Giuseppe – Stuccatore (Partito d’Azione).
  181. Lucarelli Armando – Tipografo.
  182. Luchetti Carlo – Stagnaro (Bandiera Rossa).
  183. Luna Gavino – Impiegato delle Regie Poste (CLN). È stato un grande interprete del cantu a chiterra, con il nome d’arte di Gavino De Lunas incise diversi dischi.
  184. Lungaro Pietro Ermelindo – Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza (Partito d’Azione).
  185. Lunghi Ambrogio – Asfaltista (Bandiera Rossa).
  186. Lusena Umberto – Maggiore del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[96]
  187. Luzzi Everardo – Metallurgico.
  188. Magri Mario – Maggiore d’artiglieria (Fronte Militare Clandestino)- Medaglia d’argento al valor militare.
  189. Manca Candido (DolianovaCagliari, 31 gennaio 1907- brigadiere dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[97]
  190. Mancini Enrico[98][99] – Commerciante.[100]
  191. Marchesi Alberto (Roma, 22 settembre 1900) – Commerciante, ex ardito bersagliere; partigiano combattente (PCI) – Medaglia d’oro al valor militare.[101]
  192. Marchetti Duilio – Autista.
  193. Margioni Antonio – Falegname (Bandiera Rossa).
  194. Marimpietri Vittorio – Impiegato – Partito d’Azione.[102]
  195. Marino Angelo – Piazzista.
  196. Martella Angelo (Capranica, 10 ottobre 1908) – Rastrellato mentre era di ritorno a casa da lavoro.
  197. Martelli Castaldi Sabato (Cava de’ TirreniSalerno, 19 agosto 1896) – Generale della Regia Aeronautica (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[103]
  198. Martini Placido (MontecompatriRoma, 7 maggio 1879) – Avvocato; partigiano combattente – Medaglia d’oro al valor militare.[104]
  199. Mastrangeli Fulvio – Impiegato.
  200. Mastrogiacomo Luigi – Custode del ministero delle Finanze.
  201. Medas Giuseppe – Avvocato (Partito d’Azione).
  202. Menasci Umberto – Commerciante.
  203. Micheli Ernesto – Imbianchino (Bandiera Rossa).
  204. Micozzi Emidio – Commerciante (Bandiera Rossa).
  205. Mieli Cesare (Roma, 21 novembre 1890) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  206. Mieli Mario (Roma, 7 giugno 1915) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  207. Mieli Renato (Roma, 18 settembre 1913) – Commerciante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  208. Milano Raffaele – Viaggiatore.
  209. Milano Tullio – Impiegato.
  210. Milano Ugo – Impiegato.
  211. Mocci Sisinnio (PCI).
  212. Montezemolo, Giuseppe Cordero Lanza di (Roma, 26 maggio 1901) – Colonnello del Regio Esercito (comandante del Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[105]
  213. Moretti Augusto.
  214. Moretti Pio – Contadino.
  215. Morgano Santo – Elettromeccanico.
  216. Mosca Alfredo – Elettrotecnico (PSIUP).
  217. Moscati Emanuele (Roma, 17 dicembre 1914) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Marco Moscati.
  218. Moscati Marco – (Roma, 1º luglio 1916) – Venditore ambulante – Partigiano; Partito Comunista Italiano – Arrestato il 18 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Emanuele Moscati.
  219. Moscati Pace (Roma, 21 maggio 1899) – Venditore ambulante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Vito Moscati.
  220. Moscati Vito (Roma, 26 luglio 1900) – Elettricista – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Pace Moscati.
  221. Mosciatti Carlo (MatelicaMacerata, 26 novembre 1924) – Impiegato – Arrestato con il sospetto di aver deposto del materiale esplosivo sul tram dove viaggiava.
  222. Napoleone Agostino (Cagliari, 14 settembre 1918) – Sottotenente di vascello della Regia Marina – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’argento al valor militare.[106]
  223. Natili Celestino (Roma, 18 luglio 1920) – Commerciante – PSIUP – Si consegna il 21 marzo 1944 alla polizia nella speranza vana di salvare il padre, Mariano, già detenuto al suo posto.
  224. Natili Mariano (AmatriceRieti, 18 maggio 1887) – Commerciante – Arrestato il 12 febbraio 1944 per costringere il figlio Celestino a costituirsi.
  225. Navarra Giuseppe – Contadino.
  226. Ninci Sestilio – Tramviere (PSIUP).
  227. Nobili Edoardo – Meccanico (Fronte Militare Clandestino).
  228. Norma Fernando – Ebanista (Partito d’Azione).
  229. Orlandi Posti Orlando – Studente; partigiano combattente (Partito d’Azione) – Medaglia d’argento al valor militare.[107]
  230. Ottaviano Armando – Dottore in lettere (Bandiera Rossa).
  231. Paliani Attilio – Commerciante.
  232. Pappagallo Pietro (TerlizziBari – 28 giugno 1888) – Sacerdote – Fronte militare clandestino – Medaglia d’oro al merito civile.[108]
  233. Partito Michele – civile.
  234. Pasqualucci Alfredo – Calzolaio (Bandiera Rossa).
  235. Passarella Mario – Falegname (Bandiera Rossa).
  236. Pelliccia Ulderico – Carpentiere.
  237. Pensuti Renzo – Studente.
  238. Pepicelli Francesco (Sant’Angelo a CupoloBenevento, 1906) – Maresciallo dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[109]
  239. Perpetua Remo – Rigattiere.
  240. Perugia Angelo (Roma, 20 agosto 1906) – Venditore ambulante – Partito d’Azione – Svolge attività di propaganda, distribuendo giornali e volantini – Arrestato il 4 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  241. Petocchi Amedeo.
  242. Petrucci Paolo – Professore di lettere – Partigiano.[110]
  243. Pettorini Ambrogio – Agricoltore (partigiano).
  244. Piasco Renzo (Roma, 13 giugno 1925) – Ferroviere; Aiuto macchinista F.S. – Bandiera Rossa – Attivo nel Quartiere Monte Sacro – Arrestato il 3 febbraio 1944.
  245. Piattelli Cesare (Roma, 7 aprile 1900) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  246. Piattelli Franco (Roma, 22 marzo 1924) – Commesso – Arrestato il 23 marzo 1944 assieme al padre Giacomo per motivi razziali – Vittima della Shoah
  247. Piattelli Giacomo (Roma, 18 settembre 1897) – Piazzista – Arrestato il 23 marzo 1944 assieme al figlio Franco per motivi razziali – Vittima della Shoah
  248. Pierantoni Luigi – (Verbania, 2 dicembre 1905) – Medico, Tenente del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana – Partito d’Azione; Partigiano.[111]
  249. Pierleoni Romolo – Fabbro (Bandiera Rossa).
  250. Pignotti Angelo – Negoziante.
  251. Pignotti Umberto – Impiegato.
  252. Piperno Claudio (Roma, 4 luglio 1923) – Commerciante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  253. Piras Ignazio – Contadino (partigiano).
  254. Pirozzi Vincenzo – Ragioniere.
  255. Pisino Antonio (MaglieLecce, 26 maggio 1917) – Ufficiale di marina – Medaglia d’argento al valor militare.[112]
  256. Pistonesi Antonio – Cameriere (PCI).
  257. Pitrelli Rosario – Meccanico (PCI).
  258. Polli Domenico – Costruttore edile (CLN).
  259. Portieri Alessandro – Meccanico (PCI).
  260. Portinari Erminio – Geometra (Fronte Militare Clandestino).
  261. Primavera Pietro – Impiegato (Bandiera Rossa).
  262. Prosperi Antonio (Poggio CinolfoL’Aquila, 18 agosto 1909 – Impiegato – Partigiano.[113]
  263. Pula Italo – Fabbro.
  264. Pula Spartaco – Verniciatore.
  265. Raffaeli Beniamino – Ebanista (PCI).
  266. Rampulla Giovanni – Tenente colonnello (Fronte Militare Clandestino).
  267. Reicher Marian – ebreo polacco
  268. Rendina Roberto – Tenente colonnello d’artiglieria.
  269. Renzi Egidio – Operaio (Partito d’Azione).
  270. Renzini Augusto (Nocera UmbraPerugia, 22 aprile 1898) – carabiniere (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[109]
  271. Ricci Domenico (PalianoFrosinone, 9 gennaio 1913) – Impiegato – Partigiano.[114]
  272. Rindone Nunzio – Pastore (partigiano).
  273. Rizzo Ottorino – Maggiore del Regio Esercito.
  274. Roazzi Antonio – Autista (Bandiera Rossa).
  275. Rocchi Filippo – Commerciante (CLN).
  276. Rodella Bruno – Studente.
  277. Rodriguez Pereira Romeo (Napoli, 29 novembre 1918) – Tenente dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[115]
  278. Romagnoli Goffredo – Ferroviere (PSIUP).
  279. Roncacci Giulio – Commerciante (Bandiera Rossa).
  280. Ronconi Ettore – Contadino (PCI).
  281. Saccotelli Vincenzo – Falegname (Partito d’Azione).
  282. Salemme Felice (Napoli, 12 aprile 1921) – Studente universitario – Partito d’Azione – Arrestato il 12 gennaio 1944.
  283. Salvatori Giovanni – Impiegato – PSIUP.
  284. Sansolini Adolfo – Commerciante (PSIUP).
  285. Sansolini Alfredo – Commerciante (PSIUP).
  286. Savelli Francesco – Ingegnere (Partito d’Azione).
  287. Scarioli Ivano – Bracciante.
  288. Scattoni Umberto (Roma, 20 agosto 1901) – Pittore – Bandiera Rossa.[116]
  289. Sciunnach Dattilo Giovanni (Roma, 28 luglio 1880) – Venditore ambulante – Arrestato l’8 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  290. Semini Fiorenzo – Sottotenente di vascello della Regia Marina (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’argento al valor militare.
  291. Senesi Giovanni (Roma, 20 ottobre 1924) – Esattore istituto di assicurazioni – Bandiera Rossa.[117]
  292. Sepe Gaetano – Sarto.
  293. Sergi Gerardo (PortoscussoCagliari, 1917) – Brigadiere dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[118]
  294. Sermoneta Benedetto (Roma, 11 marzo 1905) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  295. Silvestri Sebastiano – Agricoltore.
  296. Simoni Simone (PatricaFrosinone, 24 dicembre 1880) – Generale (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[119]
  297. Sonnino Angelo (Roma, 7 luglio 1914) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  298. Sonnino Gabriele (Roma, 17 giugno 1909) – Impiegato – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  299. Sonnino Mosè (Roma, 22 giugno 1903) – Commerciante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  300. Sonnino Pacifico (Roma, 12 settembre 1891) – Commerciante – Arrestato il 4 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  301. Spunticchia Antonino – Meccanico (Bandiera Rossa).
  302. Stame Nicola Ugo (Foggia, 8 gennaio 1908) – Artista lirico; tenore – Partigiano combattente (Bandiera Rossa) – Medaglia d’argento al valor militare.[120]
  303. Talamo Manfredi (Castellammare di Stabia, 2 gennaio 1895) – Tenente colonnello dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[121]
  304. Tapparelli Mario – Commerciante (Partito d’Azione).
  305. Tedesco Cesare (Roma, 13 febbraio 1913) – Commesso – Arrestato il 3 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  306. Terracina Sergio (Roma, 21 agosto 1925) – Commesso – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  307. Testa Settimio – Contadino.
  308. Trentini Giulio – Arrotino (Bandiera Rossa).
  309. Troiani Eusebio – Mediatore (Bandiera Rossa).
  310. Troiani Pietro – Venditore ambulante.
  311. Ugolini Nino – Elettromeccanico (Fronte Militare Clandestino).
  312. Unghetti Antonio – Manovale.
  313. Valesani Otello – Calzolaio (Bandiera Rossa).
  314. Vercillo Giovanni – Impiegato (Fronte Militare Clandestino).
  315. Villoresi Renato (Roma, 1917) – Capitano del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[122]
  316. Viotti Pietro – Commerciante (Bandiera Rossa).
  317. Vivanti Angelo (Roma, 27 marzo 1884) – Commerciante – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  318. Vivanti Giacomo (Roma, 11 novembre 1911) – Commerciante – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  319. Vivenzio Gennaro.
  320. Volponi Guido – Impiegato.
  321. Wald Pesach Paul (Berlino, Germania, 1921) – Rifugiato – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah
  322. Wald Schra (Berlino, Germania) – Rifugiato – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah
  323. Zaccagnini Carlo (Roma, 1º luglio 1913) – Avvocato – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[123]
  324. Zambelli Ilario – Telegrafista – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[124]
  325. Zarfati Alessandro (Roma, 8 settembre 1915) – Commerciante – Arrestato il 17 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  326. Zicconi Raffaele (SommatinoCaltanissetta, 13 agosto 1911) – Impiegato – Partito d’Azione – Consegnava materiale di propaganda, nascondeva armi e aiutava ebrei – Arrestato il 7 febbraio 1944, mentre preparava un atto di sabotaggio.
  327. Zironi Augusto (20 giugno 1920) – Sottotenente di vascello della Regia Marina – Fronte Militare Clandestino – Arrestato il 19 marzo 1944 – Medaglia d’argento al valor militare.
  328. Tuchman Heinz Eric, nato il 18/01/1911 (sacello n. 276), salma individuata nel 2020