1938, annus horribilis della storia d’Europa. Pochi mesi prima che anche nel nostro Paese si perpetrasse la criminale infamia delle leggi razziali, la Cancelleria austriaca cede definitivamente a Hitler e al progetto di annessione alla Germania. Alla celebrazione ufficiale dell‘Anschlüss austriaca assiste una folla delirante di 100000 persone che si riunisce nella centralissima Heldenplatz ( Piazza degli eroi) a Vienna per assistere e plaudire al trionfo nazionalsocialista. L’orrore di quel giorno risuonerà– è proprio il caso di dire, come vedremo- a lungo nelle pagine degli scrittori che fin da subito, e senza compromessi, hanno fatto dell’antinazismo la propria cifra esistenziale e artistica: Klaus Mann e Thomas Bernhard.
Klaus Mann
La morte di Pëtr Il’ič . Klaus Mann e Tolstoj
,La notte che Pëtr Il’ič trascorse fu pessima, al punto che per tutta la giornata si sentì a pezzi, con tutte le membra indolenzite. Disdisse tutti i suoi appuntamenti e rimase a letto. Impaurito, pensò che probabilmente quel malessere provenisse di nuovo dal cuore. Immaginava in modo impreciso ma orribile una grave sofferenza cardiaca, che riteneva un castigo; che i medici, quei perfidi buffoni, si ostinavano, è vero, a non voler individuare, che però – appunto perciò – un giorno gli avrebbe arrecato una morte tanto più sicura e più atroce.
«Il mio cuore è completamente rovinato. Non funziona ormai quasi più» soleva dire con aria cupa.
Nel romanzo Sinfonia patetica, Klaus Mann, figlio geniale e difficile del celebre Thomas, racconta gli ultimi anni del compositore Čajkovskij, la sua inquietudine, l’incapacità di trovare pace o requie in alcun luogo, l’insoddisfazione perpetua per i proprio lavori, il dubbio sul suo genio, il tormentoso e struggente rapporto con il nipote Vladimir, e, soprattutto, il presentimento costante della morte. In realtà, proprio l’evoluzione di quest’ultimo è il filo rosso del romanzo: la morte segue Pëtr Il’ič come un’ombra, e si esprime essenzialmente come tormento , come muto colloquio con Dio, quell’Essere Remoto, distaccato e distante che pure conosce fin nel profondo i cuori degli uomini ed esige da ognuno ciò che è giusto. Per il tema, la quasi omonimia dei personaggi e le allusioni e e le citazioni quasi letterali, come si vedrà, leggendo questo romanzo appare inevitabile il rimando a La morte di Ivan Il’ič .