Due anime tormentate, due interpreti profondi e visionari che hanno scorto nell’estrema miseria ed abiezione la radice della fede, e la più pura natura angelica negli abissi del Male.
Dostoevskij
Gli idioti di Dio. Yoshe Kalb e il principe Myškin
Mentre riflettevo e tentavo di documentarmi su questo asterismo sono venuta a conoscenza di un contributo del filosofo contemporaneo Sergio Givone, già professore di Estetica all’Università degli Studi di Firenze, intitolato La figura dell’Idiota nella letteratura contemporanea. Da Dostoevskij a Singer e a Malamud,pubblicato sulla rivista Giornale di Metafisica, 1982, anno IV vol.1, che, nonostante tutti i miei sforzi, non sono riuscita a reperire in digitale né in cartaceo. Mi scuso quindi in anticipo se dovessero esserci sovrapposizioni ad una teoria da lui certamente illustrata con infinito maggiore acume e profondità di quanto non avvenga in questo post, e ribadisco il rimpianto per non aver potuto leggere il suo testo. Da quanto ho tuttavia potuto ricostruire in base ai frammenti impigliati nella Rete, la figura dell’idiota a cui Givone pensava è probabilmente il Gimpel di Isaac Bashevis Singer, piuttosto che non il protagonista del romanzo Yoshe Kalb, se non altro perché la riscoperta e la pubblicazione delle opere di Israel Jeoshua Singer, autore anche de I fratelli Ashkenazi e La famiglia Karnowski, in Europa e soprattutto nel nostro Paese, ha una storia molto più recente.
Dèmoni e demòni: Nabokov, Dostoevskij, Bernhard
Permettetemi di parlare di un altro modo di trattare di letteratura — il più semplice e forse il più importante. Se odiate un libro, potete egualmente trarre un piacere artistico dall’ immaginare modi differenti e migliori di guardare le cose — o, il che è lo stesso, di esprimere le cose — di quelli di cui fa uso lo scrittore che voi odiate. Il mediocre, il fasullo, la pošlost’[ concetto in definitiva assimilabile al kitsch, ndr] — ricordatevi di questa parola — può se non altro offrirvi questo godimento malizioso ma molto salutare, quando gemendo e scalpitando leggete un libro di second’ordine cui è stato assegnato un premio. Ma i libri che vi piacciono dovete leggerli anche con fremiti e affanno.
Probabilmente a più di qualcuno l’ accostamento apparirà a dir poco inopportuno, soprattutto tenendo presente il giudizio tranchant di Nabokov sull’opera di Dostoevskij ribadito nelle sue lezioni alla Cornell University ( Lezioni di Letteratura russa):
La mancanza di gusto di Dostoevskij, il suo monotono occuparsi di personaggi che soffrono di complessi pre-freudiani, il suo sguazzare nelle tragiche disavventure della dignità umana — sono tutte cose difficili da ammirare. Non mi piace il vezzo dei suoi personaggi di «arrivare peccando a Gesù» o, come diceva uno scrittore russo, Ivan Bunin, di «sparpagliare Gesù dappertutto». Come non ho orecchio per la musica, non ho, e me ne rammarico, orecchio per Dostoevskij il profeta.