Shoah

Alle fronde dei salici, nel Giorno della Memoria

Oggi,  27 gennaio 2024, si ricorderà forse  la celebrazione del Giorno della Memoria più difficile da quando la suddetta doverosa celebrazione è stata istituita

Quest’anno però qualsiasi discorso sull’Olocausto collide inevitabilmente contro quanto sta attualmente accadendo nella striscia di Gaza ad opera dell’esercito israeliano, ancora una volta con il sostanziale silenzio- assenso dell’Occidente, e con l’atroce paradosso dellincriminazione di Israele per genocidio presso il Tribunale dell’Aia, con respinta della richiesta di archiviazione ed inizio dell’indagine giudiziaria

Resta la domanda se un orrore possa cancellare  il senso – e appunto la memoria di  un altro. La risposta è ovvia.

La Shoah resta  l’abisso della storia del Novecento europeo, che letteralmente inghiotte ogni altro evento che sia preceduto e seguito – anche un altro orrore come l’utilizzo dell’arma atomica su Hiroshima e Nagasaki (non europeo, a rigore, certo; ma comunque determinato e maturato nel contesto del più grave conflitto mai esistito nel cuore dell’Europa) E’ un orrore senza fine che mai dovremo dimenticare che “è stato”, secondo il terribile monito di Primo Levi.

Proprio in considerazione della Memoria dell’Olocausto le nostre coscienze sono turbate perché il massacro e l’espulsione dei civili palestinesi dalla striscia di Gaza ad opera dell’esercito israeliano interroga profondamente il nostro senso etico. Abbiamo colpevolmente taciuto in passato; di più, siamo stati prima complici, poi carnefici. Le leggi per la difesa della razza, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo blog, costituiscono l’apice della nostra vergogna storica; la straordinaria disinvoltura italica e la contronarrazione post – bellica che ci vedono italiani brava gente coinvolti a malincuore nell’atroce equivoco dei rastrellamenti e delle deportazioni è stata tanto fortunata quanto, anzi proprio perché,  ignobilmente autoassolutoria (come dimostra, il saggio di Robert S. Gordon, Scolpitelo nei cuori; nel capitolo intitolato Zone grigie e bravi italiani, 

Come è già stato più volte affermato, nella seconda metà del Novecento si mantiene, costante e irregolare, un doppio passo fra, da una parte, questi imprescindibili problemi storici nazionali e, dall’altra, il composito insieme di memorie e raffigurazioni culturali della storia e dell’esperienza dell’Olocausto. In certi momenti, questi due ambiti si intersecano, plasmandosi a vicenda.[…]Questi cliché si sono conquistati una diffusione particolarmente ampia a partire dagli anni Ottanta, ma hanno origini che risalgono sino agli anni Quaranta. Entrambi contengono in sé potenti e distorti stereotipi, miti, tropi narrativi e strumenti esplicativi per fare i conti con il passato collettivo; ed entrambi pongono una serie di difficili questioni concernenti sia l’Olocausto sia il fascismo, questioni di complicità, colpa, responsabilità individuali e collettive, nonché la scabrosa distinzione morale, politica e giuridica fra commissione e omissione nell’agire storico. (…). Il primo è il problema della «zona grigia»; il secondo, il mito degli «italiani brava gente».

Abbiamo taciuto e siamo stati complici ieri; rischiamo di esserlo anche oggi, se a chiara voce non denunciamo l’insostenibilità dell’eccidio dei palestinesi a Gaza come pure l’ignobile pretesto ideologico della strumentalizzazione di quello stesso eccidio per la giustificazione dell’antisemitismo – peraltro mai del tutto sopito, al pari delle nostalgie del fascismo, in Italia come in tutta Europa. E dunque, certi dell’insufficienza delle parole di fronte agli orrori di ieri e di oggi taciamo, e come appendiamo le nostre cetre ai salici delle sponde, come recita il Salmo 137 – terribile leggerlo oggi- perché il loro oscillare al vento possa farci ritrovare nel silenzio la pietà senza fine per le vittime della Shoah  come pure  il coraggio di ri-conoscere dolorosamente  l’orrore quando questo si ripete.

___________________________________________________________________________________________

RISORSE E NOTE A MARGINE

Lo stesso profondo disagio qui maldestramente espresso mi sembra venga condiviso, in forma più compiuta, oltre che dallintervento del  Presidente della Repubblica Sergio Mattarella anche dal magnifico editoriale di Andrea Malaguti e dalla voce di Annalisa Cuzzocrea nel suo podcast  Due libri da leggere sul fascismo e la memoria, per la rubrica Daytime de La Stampa.

-Conforta ritrovare in queste voci (delle quali una è la più alta carica dello Stato) la capacità di prendere posizione sine ira et studio, preoccupati di un’indagine problematica degli eventi incentrata sulla dimensione dell’umanità, e della sua offesa, piuttosto che offuscata da pregiudiziali ideologiche; il punto di partenza da cui dovrebbe idealmente partire qualsiasi confronto, pur nella eventuale  (e sempre auspicabile) divergenza delle posizioni

Imprecisioni. Sul massacro delle Fosse Ardeatine

Criticare pubblicamente le dichiarazioni politiche delle più alte cariche dello Stato appare sempre inopportuno e di dubbio gusto, dato che appare troppo facile colpire la combinazione fatale di eventuale errore umano e di sovraesposizione mediatica inevitabile . Ma talvolta, nonostante tutti gli inviti del buon senso all’estraneità si sente di non poter davvero tacere senza il rischio di diventare acquiescienti o conniventi – o peggio ancora, indifferenti nel senso gramsciano del termine. Di fronte alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio in relazione all’interpretazione storica di uno degli episodi più atroci di quella che era oramai già degenerata in una guerra civile è forse opportuno ripercorrere gli eventi che hanno condotto le forze di occupazione tedesche a compiere la fucilazione di trecentotrentacinque uomini disarmati a vario titolo considerati nemici per motivi politici o razziali.

_______________________________________________________________________________________________

Roma, luglio 1943 In un’Italia oramai fuori controllo a seguito della caduta del Governo fascista e dell’arresto di Mussolini, nonché a seguito della fuga di Vittorio Emanuele III, il destino del Paese è affidato a Pietro Badoglio, Maresciallo d’Italia e capo di un governo militare nominato il 26 luglio 1943. Nel successivo 14 agosto, Roma è dichiarata città aperta; gli accordi del 10 settembre con le forze di occupazione tedesche, successivi di soli due giorni all’annuncio dell’armistizio di Cassibile, , prevedono la presenza delle truppe tedesche stanziate al di fuori della città. I tedeschi, tuttavia, non esitano a violare l’accordo e per ordine del feldmaresciallo Albert Keisserling la città viene di fatto occupata, con la proclamazione della soggezione al diritto di guerra tedesco per chiunque compisse azioni dirette contro i militari o comunque di resistenza, sciopero o sabotaggio. Viene inoltre organizzato in via Tasso un centro di detenzione e tortura dove vengono deportati molti- sospetti- antifascisti dalle SS agli ordini di Robert Kappler. Entro la fine di settembre Roma è annessa alla Repubblica Sociale Italiana; il successivo 16 ottobre Roma vive l’orrore del rastrellamento al Portico d’Ottavia, previa deposizione delle armi da parte di tutti i membri dell’Arma dei Carabinieri in servizio in città per ordine del generale Graziani, neoproclamato ministro repubblichino della Difesa nazionale. Le forze della neonata Resistenza romana, composta da una galassia di sigle e dunque organizzata in gruppi numericamente esigui e non sempre coordinati nell’azione, non riescono a coinvolgere la maggioranza della popolazione civile (pur protagonista di eroici eposodi di resistenza passiva) e non possono quindi che assistere impotenti alla tragedia.

Immagini del rastrellamento tedesco dei civili ebrei romani

L’azione più incisiva verrà svolta a Roma dai Gruppi di Azione Patriottica, organizzazione paramilitare facente capo al Partito Comunista Italiano . Dal 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, si susseguono assalti diretti e attentati contro le truppe occupanti tedesche; e contro i fascisti repubblichini, come quello in via Tomacelli il 10 marzo del 1944 contro il corteo fascista dei militanti di Onore e Combattimento che celebrava l’anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. Già i tedeschi avevano risposto agli attentati fucilando prigionieri anche fuori da Roma, azioni di cui veniva dato regolare comunicato con scopo di deterrenza da ulteriori azioni e di frattura del fronte resistenziale anche tra la popolazione civile. I GAP tuttavia non arretrano; illusi sull’imminente arrivo degli alleati in città a seguito dello sbarco di Anzio , progettano un attentato dinamitardo contro gli occupanti, scegliendo simbolicamente come data il 23 marzo, anniversario della creazione dei Fasci di Combattimento nel 1919. Bersaglio dell’attentato saranno, oltre (di nuovo) al corteo fascista in celebrazione , i tedeschi del regimento di polizia “Bozen”, composto pressoché esclusivamente di altoatesini e formatosi a seguito dell’occupazione tedesca e della creazione di una Zona di Operazione delle Prealpi. Il corteo, in marcia dal poligono di Tor di Quinto, sarebbe passato per il centro storico; il luogo dell’attentato viene individuato in via Rasella, dove oltre a far esplodere 18 kg tritolo misto a pezzi di ferro, precedentemente piazzato su un furgone della nettezza urbana, i Gappisti lanciarono anche diverse bombe a mano; i tedeschi risposero sparando contro le finestre delle abitazioni, convinti che le bombe fossero piovute dall’alto, e procedendo comunque all’arresto di oltre cento civili. Alla fine il bilancio sarà di trentatré morti e di oltre cinquanta feriti tra i militari tedeschi.

La reazione tedesca è ovviamente di sbigottimento feroce. Kurt  Mälzer, generale della Luftwaffe e comandante delle forze tedesche di stanza in città, appena giunto sul luogo sbraita la propria volontà di evacuare il quartiere, radunare i civili e fucilarne cinquanta per ciascuna vittima tedesca. Sarà il colonnello Kappler a calmarlo e ad evitare, almeno, una strage indiscriminata, previa promessa di una rapida indagine sull’attentato. Il compito di avvisare l‘Oberkommando des Wermacht , il quartier generale di Hitler a Ratenburg, spetta Dieter Beelitz, capo uffcio delle operazioni di Kesserling, al momento non reperibile perché impegnato ad Anzio. La furia di Hitler è totale; secondo le testimonianze poi rese a processo dai responsabili della strage, avrebbe intimato una rappresaglia immediata, “tale da far tremare il mondo”, ordinando a sua volta di fucilare tra i trenta e i cinquanta italiani per ogni vittima. La decisione finale su come intervenire sarà alla fine assunta da Kesserling, rientrato in serata da Anzio, secondo cui la più appropriata misura di rappresaglia coincide con la proposta di Von Mackensen, generale della 14° armata tedesca ( le truppe d’assalto appunto impegnate ad ostacolare l’avanzata degli Alleati da Anzio verso Roma), di fucilare entro ventiquattr’ore dieci italiani per ciascun tedesco morto nell’attentato . L’ordine è ufficiale. Quanto alle modalità organizzative e selettive, per così dire, la scelta viene lasciata ai militari competenti. Si pensa immediatamente ai prigionieri già condannati a morte, ma sono troppo pochi, sei o sette, mentre bisogna raggiungere il numero di trecentoventi individui da destinare alla fucilazione , i Todeskandidaten) (il numero salirà poi a trecentotrentacinque a causa della sopraggiunta morte di un altro soldato tedesco, di cui Kappler sarà informato solo verso le 13 del giorno dell’eccidio) L’incarico sarà affidato al capitano Erich Priebke, luogotenente di Kappler, e al suo collega Karl Haas: la lista sarà completata svuotando il centro di detenzione di via Tasso e prelevando esponenti della Resistenza, dichiarati o presunti, fiancheggiatori o altri civili colpevoli di reati minori o comunque sospetti di sentimenti antifascisti. Non basterà ancora. La lista sarà dunque completata con il nome di settantacinque cittadini ebrei, già destinati alla deportazione (su suggerimento del comandante della Gestapo di Verona, Wilhelm Harster.

Le difficoltà logistiche, tuttavia, non sono poche: in un rimpallo di responsabilità, infatti, i vari corpi armati dell’esercito e le stesse SS si rifiutano di eseguire materialmente la strage, primi fra tutti gli stessi compagni di reggimento delle vittime, agli ordini del comandante Donek. E’ inoltre necessario, come “necessario atto simbolico”, che anche un certo numero di ufficiali tedeschi sia presente e partecipi all’esecuzione. Alla fine l’onere ricadrà sullo stesso Kappler, nel suo ruolo di comandante della Gestapo a Roma, che viene individiduato come corpo cui l’esecuzione spetta di competenza . Resta poi da individuare un luogo adeguato per l’esecuzione che consenta al tempo stesso l’occultamento dei cadaveri; a tale scopo vengono scelte le gallerie minerarie per l’estrazione della pozzolana, già antiche catacombe cristiane, sulla via verso Ardea, a quattro chilometri dalla capitale; radunati tutti i prigionieri, questi vengono condotti a gruppi di cinque nelle gallerie, viene loro richiesto il nome, vengono fatti inginocchiare e giustiziati con un colpo di pistola alla nuca. Alle undici di quella sera stessa, le forze d’occupazione tedesche dirameranno in città il comunicato secondo cui “dieci comunisti. badogliani ” sarebbero stati fucilati per ogni vittima dell’attentato del 23 marzo. E conclude sommariamente- è il caso dire- : “L’ordine è già stato eseguito“.

_______________________________________________________________________________________________

RISORSE E NOTE A MARGINE

Per la ricostruzione del racconto degli eventi sono state fondamentali le accuratissime voci di Wikipedia relative al Rastrellamento del Ghetto di Roma, all’attentato di via Rasella e appunto all’eccidio delle Fosse Ardeatine;

Il sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine , organizzato in diverse sezioni che oltre ad illustrare il luogo ripercorre gli eventi e soprattutto presenta la galleria dei volti delle vittime . Anche se alcuni nomi sono ovviamente più noti di altri, noi non ce la sentiamo di effettuare una scelta e preferiamo affidarle tutte , comprese le nove che non sono potute essere identificate alla pietà e all’omaggio di chi legge. RIportiamo però qui di seguito, in memoria e per voto, l’elenco completo dei loro nomi e dei relativi capi di imputazione. Ci si accuserà forse di pedanteria, ma è fin troppo noto che in storia ogni imprecisione , o banalizzazione, o minimizzazione degli eventi accaduti rischi di trasformarsi, certo involontariamente, nell’anticamera del revisionismo.

  1. Agnini Ferdinando (Catania, 24 agosto 1924) – Studente di medicina, impiegato – PCI.[57]
  2. Albanese Teodato (CerignolaFoggia, 7 giugno 1904) – Avvocato.
  3. Albertelli Pilo (Parma, 30 settembre 1907) – Professore di filosofia – Partigiano combattente; membro del Comitato Militare del Partito d’Azione insieme a Armando Bussi – Medaglia d’oro al valor militare.[58]
  4. Amoretti Ivanoe (Imperia, 12 novembre 1920) – Sottotenente del Regio Esercito in servizio permanente effettivo (partigiano) – Fronte militare clandestino di resistenza
  5. Angelai Aldo (Roma, 26 dicembre 1917) – Macellaio – PSIUP.
  6. Angeli Virgilio (Grossendaerdof, 20 dicembre 1899) – Pittore.
  7. Angelini Paolo (Castelnuovo di GarfagnanaLucca, 9 luglio 1909) (Lucca) – Autista – PCI; Appartenente ai GAP
  8. Angelucci Giovanni (Roma, 24 agosto 1924) – Macellaio – Bandiera Rossa.
  9. Annarumi Bruno (Roma, 30 novembre 1921) – Stagnino – Partito d’Azione.
  10. Anticoli Lazzaro (Roma, 7 aprile 1917) – Venditore ambulante; pugile – Vittima della Shoah.[59]
  11. Artale Vito (Palermo, 1º marzo 1882) – Tenente Generale d’artiglieria – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[60]
  12. Astrologo Cesare (TivoliRoma, 14 settembre 1903) – Lucidatore – Partigiano – Vittima della Shoah.[61]
  13. Aversa Raffaele (LabicoRoma, 2 settembre 1906) – Capitano dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[62]
  14. Avolio Carlo (Siracusa, 14 settembre 1895) – Impiegato S.A.I.B. – Partito Democratico del Lavoro (Unione Nazionale); Membro della Brigata Goffredo Mameli.
  15. Ayroldi Antonio (OstuniBrindisi, 10 settembre 1906) – Maggiore del Genio del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Comandante raggruppamento patrioti Lazio sud e zona Castelli – Medaglia d’argento al valor militare.[63]
  16. Azzarita Manfredi (Venezia, 19 luglio 1912) – Capitano di cavalleria – Fronte Militare Clandestino, Gruppo Fossi – Medaglia d’oro al valor militare.[64]
  17. Baglivo Ugo (AlessanoLecce, 24 novembre 1910) – Avvocato – Partito d’Azione; Partigiano.[65]
  18. Ballina Giovanni (Roma, 21 ottobre 1905) – Contadino – CLN.
  19. Banzi Aldo (Roma, 23 febbraio 1921) – Geometra – Bandiera Rossa.
  20. Barbieri Silvio (Roma, 31 dicembre 1902) – Architetto – PCI.
  21. Benati Nino (ConseliceRavenna, 9 agosto 1913) – Impiegato, banchista – Bandiera Rossa.
  22. Bendicenti Donato (RoglianoCosenza, 18 ottobre 1907) – Avvocato – Partigiano combattente; PCI; Appartenente alla Banda patrioti del Trionfale diretta dal colonnello Vetere – Medaglia d’argento al valor militare.[66]
  23. Berardi Lallo (Roma, 13 settembre 1905) – Manovale, muratore – Partito Repubblicano.
  24. Bernabei Elio (MontepulcianoSiena, 29 ottobre 1907) – Ingegnere delle Ferrovie dello Stato – Partito d’Azione.[67]
  25. Bernardini Secondo (PisonianoRoma, 12 maggio 1908) – Commerciante – Democrazia Cristiana.
  26. Bernardini Tito (OrteViterbo, 24 aprile 1898) – Operaio, magazziniere – PCI.
  27. Berolsheimer Aldo (Roma, 20 settembre 1905) – Commesso – Vittima della Shoah.
  28. Blumstein Giorgio Leone (Leopoli, 1895) – Banchiere – Vittima della Shoah.
  29. Bolgia Michele (Roma, 14 marzo 1894) – Ferroviere; Guardasala FF.SS. – PSIUP).
  30. Bonanni Luigi (Camerata NuovaRoma, 10 marzo 1910) – Operaio specializzato Pirelli; autista – PCI; Staffetta partigiana.
  31. Bordoni Manlio (Roma, 23 luglio 1920) – Impiegato – Movimento Comunista Italiano.
  32. Bruno Di Belmonte Luigi (Napoli, 24 ottobre 1919) – Possidente – Fuggito da campo di internamento tedesco in Croazia.
  33. Bucchi Marcello (Roma, 18 ottobre 1921) – Geometra; Disegnatore – Fronte Militare Clandestino.[68]
  34. Bucci Bruno (Roma, 29 settembre 1920) – Impiegato; Disegnatore – Partito d’Azione.
  35. Bucci Umberto (LuceraFoggia, 18 giugno 1892) – Impiegato – Partito d’Azione.
  36. Bucciano Francesco (CastrovillariReggio Calabria, 5 agosto 1894) – Impiegato Firmar – Bandiera Rossa.
  37. Bussi Armando (Modena, 17 dicembre 1896) – Impiegato delle Ferrovie dello Stato – Membro del Comitato Militare del Partito d’Azione insieme a Pilo Albertelli – Medaglia d’oro al valor militare.[69]
  38. Butera Gaetano (RiesiCaltanissetta, 11 settembre 1924) – Pittore; soldato carrista – Fronte Militare Clandestino; Partito socialista italiano – Medaglia d’oro al valor militare.[70]
  39. Buttaroni Vittorio (GenzanoRoma, 15 ottobre 1905) – Autista – Partigiano; Partito d’Azione.
  40. Butticé Leonardo (SiculianaAgrigento, 2 febbraio 1921) – Meccanico – PSIUP.
  41. Calderari Giuseppe (NespoloRieti, 27 marzo 1909) – Contadino – Partigiano.
  42. Camisotti Carlo (CorbolaRovigo, 11 maggio 1902) – Asfaltista – Brigate Garibaldi; Partito Comunista Italiano.
  43. Campanile Silvio (Roma, 24 giugno 1905) – Commerciante – PSIUP.
  44. Canacci Ilario (Roma, 12 febbraio 1927) – Secondo cameriere d’albergo – Bandiera Rossa – Arrestato il 29 febbraio 1944 – A 17 anni è tra le più giovani vittime dell’eccidio.
  45. Canalis Salvatore (TulaSassari, 14 novembre 1908) – Professore di lettere ai Licei – Partito d’Azione.
  46. Cantalamessa Renato (Roma, 27 settembre 1903) – Falegname – PCI.
  47. Capecci Alfredo (Roma, 11 dicembre 1924) – Meccanico – Bandiera Rossa.
  48. Capozio Ottavio (Roma, 20 settembre 1922) – Impiegato postelegrafonico – Bandiera Rossa.
  49. Caputo Ferruccio (MelissanoLecce, 16 ottobre 1922) – Studente.
  50. Caracciolo Emanuele (TripoliLibia, 22 agosto 1912) – Regista e tecnico cinematografico – Comunista.
  51. Carioli Francesco (Pieve TorinaMacerata, 9 luglio 1878) – Fruttivendolo.
  52. Carola Federico (Lecce, 11 ottobre 1912) – Capitano della Regia Aeronautica – Fronte Militare Clandestino.
  53. Carola Mario (GaetaLatina, 8 maggio 1917) – Capitano di fanteria – Fronte Militare Clandestino.
  54. Casadei Andrea (Roma, 30 novembre 1912) – Artigiano, Falegname – Arrestato perché dava ospitalità a prigionieri inglesi e americani
  55. Caviglia Adolfo (Roma, 5 ottobre 1898) – Impiegato – Vittima della Shoah.
  56. Celani Giuseppe (Roma, 28 agosto 1901) – Ispettore capo dei servizi annonari del governatorato di Roma – Partito Democratico del Lavoro (Unione Nazionale); Partigiano.[71]
  57. Cerroni Oreste (Roma, 16 settembre 1874) – Tipografo – Partito d’Azione – Arrestato perché stampava con altri 3 compagni manifesti di propaganda contro i nazifascisti.
  58. Checchi Egidio (GallarateVarese, 29 luglio 1892) – Meccanico – Arrestato come militante del PCI.
  59. Chiesa Romualdo (Roma, 1º settembre 1922) – Studente di ingegneria – Partigiano combattente (Movimento dei Cattolici comunisti) – Accusato di traffico d’armi – Medaglia d’oro al valor militare.[72]
  60. Chiricozzi Aldo Francesco (CivitavecchiaRoma, 12 settembre 1925) – Impiegato postelegrafonico – Arrestato il 21 febbraio 1944 con l’accusa di fornire sigarette ai partigiani della Banda d’Achille.
  61. Ciavarella Francesco (Pistoia, 7 gennaio 1917) – Impiegato nella Marina Mercantile – Partito Comunista Italiano. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione nella banda abruzzese dedicata a suo nome.
  62. Cibei Duilio (Roma, 8 gennaio 1929) – Falegname – Partito d’Azione – Arrestato il 7 febbraio 1944 con il fratello Gino con l’accusa di sabotaggio – A 15 anni è con Michele Di Veroli la vittima più giovane dell’eccidio.
  63. Cibei Gino (Roma, 13 maggio 1924)- Meccanico – Partito d’Azione – Arrestato il 7 febbraio 1944 con il fratello Gino con l’accusa di sabotaggio.
  64. Cinelli Francesco (Roma, 26 febbraio 1899) – Impiegato della società Romana Gas – Partito Comunista Italiano – Arrestato con il fratello Giuseppe il 22 marzo 1944.
  65. Cinelli Giuseppe (Roma, 17 gennaio 1902) – Portatore ai mercati generali – PCI – Arrestato con il fratello Francesco il 22 marzo 1944 con l’accusa di sostenere il movimento partigiano.
  66. Cocco Pasquale (SediloOristano, 5 gennaio 1920) – Studente.
  67. Coen Saverio (Roma, 5 ottobre 1910) – Commerciante – Partigiano combattente – Collabora con i servizi segreti inglesi – Arrestato il 22 febbraio 1944 – Vittima della Shoah – Medaglia d’argento al valor militare.[73]
  68. Conti Giorgio (Roma, 17 maggio 1902) – Ingegnere (CLN).
  69. Corsi Orazio – Falegname (PCI).
  70. Costanzi Guido – Impiegato, Sottotenente contabile del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’argento al valor militare.
  71. Cozzi Alberto (Roma, 23 marzo 1925) – Meccanico; partigiano combattente – Medaglia d’oro al valor militare.[74]
  72. D’Amico Cosimo – Amministratore teatrale.
  73. D’Amico Giuseppe – Impiegato (PCI).
  74. D’Andrea Mario – Ferroviere (Partito d’Azione).
  75. D’Aspro Arturo – Ragioniere (Bandiera Rossa).
  76. De Angelis Gerardo – Regista cinematografico; partigiano (Centro informazioni) – Medaglia d’argento al valor militare.[75]
  77. De Carolis Ugo – Maggiore dei Carabinieri Reali – Capo di stato maggiore del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[76]
  78. De Giorgio Carlo – Impiegato (Partito d’Azione).
  79. De Grenet Filippo (Napoli, 1904) – Impiegato; tenente di complemento – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[77]
  80. Della Torre Odoardo (Livorno, 24 febbraio 1894) – Avvocato; insegnante di filosofia – Attivo nella Resistenza romana – Vittima della Shoah.[78]
  81. Del Monte Giuseppe – Impiegato.
  82. De Marchi Raoul – Impiegato (Partito d’Azione).
  83. De Nicolò Gastone – Studente (PSIUP).
  84. De Simoni Fidardo – Operaio (Bandiera Rossa).
  85. Di Capua Zaccaria – Autista.
  86. Di Castro Angelo – Commesso.
  87. Di Consiglio Cesare (Roma, 7 novembre 1912) – Operaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  88. Di Consiglio Franco (Roma, 21 marzo 1927) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah – A 17 anni è tra le più giovani vittime dell’eccidio.
  89. Di Consiglio Marco (Roma, 15 maggio 1924) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  90. Di Consiglio Mosè (Roma, 25 gennaio 1870) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  91. Di Consiglio Salomone (Roma, 20 febbraio 1899) – Venditore ambulante – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  92. Di Consiglio Santoro (Roma, 23 settembre 1925) – Macellaio – Arrestato il 21 marzo 1944 insieme ai suoi familiari per motivi razziali – Vittima della Shoah
  93. Di Nepi Alberto (Roma, 21 settembre 1879) – Commerciante – Arrestato il 15 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  94. Di Nepi Giorgio (Roma, 23 settembre 1919) – Viaggiatore di commercio – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  95. Di Nepi Samuele (Milano, 8 febbraio 1908) – Commerciante – Arrestato il 13 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  96. Di Nola Ugo (Roma, 12 febbraio 1901) – Rappresentante di commercio – Arrestato il 20 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  97. Diociajuti Pier Domenico (Padova, 10 maggio 1879) – Commerciante – Partito d’Azione – Arrestato il 9 marzo 1944 con l’accusa di sabotaggio.
  98. Di Peppe Otello (Chiesto, 31 maggio 1890) – Falegname ebanista – PCI – Conserva documenti, nasconde fuggiaschi, raccoglie viveri per le bande partigiane – Arrestato il 1º febbraio 1944.
  99. Di Porto Angelo (Roma, 1º aprile 1918) – Commesso; venditore ambulante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  100. Di Porto Giacomo (Roma, 15 dicembre 1895) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  101. Di Porto Giacomo (Roma, 10 aprile 1890) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  102. Di Salvo Gioacchino (Napoli, 3 febbraio 1914) – Impiegato – Democrazia del Lavoro – Arrestato il 2 marzo 1944.
  103. Di Segni Armando (Roma, 27 giugno 1913) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  104. Di Segni Pacifico (Roma, 26 gennaio 1922) – Venditore ambulante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  105. Di Veroli Attilio – Commerciante – Arrestato il 18 marzo 1944 con il padre per motivi razziali – Vittima della Shoah
  106. Di Veroli Michele (Roma, 3 febbraio 1929) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 con il padre per motivi razziali – Vittima della Shoah – A 15 anni è con Duilio Cibei la vittima più giovane dell’eccidio.
  107. Drucker Salomone (LeopoliPolonia, 11 gennaio 1905) – Commerciante; Pellicciaio – Partito Socialista Polacco – Arrestato il 27 febbraio 1944 con l’accusa di spionaggio – Vittima della Shoah
  108. Duranti Lido (Castelfranco di SottoPisa, 7 aprile 1919) – Operaio presso la Ditta Pirelli – Partito Comunista Italiano – Svolge attiva opera di propaganda – Arrestato il 27 febbraio 1944.
  109. Efrati Marco (Roma, 25 luglio 1907) – Commerciante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  110. Elena Fernando (Roma, 22 giugno 1919) – Artista – PSIUP – Svolge attiva opera di propaganda – Arrestato il 22 febbraio 1944.
  111. Eluisi Aldo (Venezia, 11 settembre 1898) – Pittore; partigiano combattente (Partito d’Azione) – Medaglia d’oro al valor militare.[79]
  112. Ercolani Giorgio (Roma, 1908) – Tenente colonnello di Stato Maggiore del Regio Esercito – Partito d’Azione – Arrestato il 22 gennaio 1944.
  113. Ercoli Aldo (Roma, 7 maggio 1916) – Pittore – Partito d’Azione – Arrestato il 12 gennaio 1944.
  114. Fabri Renato (VetrallaViterbo, 25 dicembre 1888) – Commerciante – Partito d’Azione; Capo Zona e sabotatore – Arrestato il 2 marzo 1944.
  115. Fabrini Antonio (ZagaroloRoma, 21 febbraio 1900) – Stagnino – Movimento Comunista Italiano; (CLN) – Arrestato il 13 marzo 1944 con l’accusa di aver fornito materiale per la fabbricazione di bombe.
  116. Fano Giorgio (Roma, 4 agosto 1907) – Dottore in scienze commerciali – Arrestato il 15 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  117. Fantacone Alberto (Roma, 25 settembre 1916) – Avvocato; Dottore in legge – Partito d’Azione; Fronte militare clandestino di resistenza – Brigata Goffredo Mameli (Banda Neri) – Arrestato il 28 gennaio 1944 – Medaglia d’argento al valor militare.[80]
  118. Fantini Vittorio (Roma, 10 novembre 1918) – Farmacista – PCI – Arrestato il 16 marzo 1944 per aver dato ospitalità a prigionieri inglesi e americani.
  119. Fatucci Sabato Amadio (Roma, 27 novembre 1877) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  120. Felicioli Mario (Roma, 20 ottobre 1901) – Elettrotecnico – PCI).
  121. Fenulli Dardano (Reggio Emilia, 1889) – maggior Generale (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[81]
  122. Ferola Enrico – Fabbro (Partito d’Azione).
  123. Finamonti Loreto (Nespolo (RI), 20 dicembre 1900) – Commerciante (CLN). Partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Riconosciuto nella banda abruzzese Turanense.
  124. Finocchiaro Arnaldo – Elettricista (PCI).
  125. Finzi Aldo – Imprenditore agricolo; ex sottosegretario del Ministero degli Interni del governo Mussolini (Democrazia del Lavoro) – Vittima della Shoah.
  126. Fiorentini Valerio – Autista meccanico (PCI).
  127. Fiorini Fiorino – Maestro musica (Partito d’Azione).
  128. Fochetti Angelo – Impiegato (Corpo Volontari della Libertà).
  129. Fondi Edmondo – Impiegato commerciante.
  130. Fontana Genserico (Roma, 26 gennaio 1918) – Tenente dei Carabinieri Reali, dottore in giurisprudenza (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[82]
  131. Fornari Raffaele (Roma, 26 novembre 1904) – Venditore ambulante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  132. Fornaro Leone (Roma, 27 luglio 1921) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  133. Forte Gaetano – Commerciante; carabiniere di leva – partigiano combattente (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[83]
  134. Foschi Carlo – Commerciante.
  135. Frasca Celestino – Muratore.
  136. Frascà Paolo – Impiegato (CLN).
  137. Frascati Angelo (Roma, 11 novembre 1887) – Commerciante – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  138. Frignani Giovanni (Ravenna, 8 aprile 1897) – Tenente colonnello dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[84]
  139. Funaro Alberto (Roma, 27 settembre 1919) – Commerciante – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  140. Funaro Mosè (Roma, 15 marzo 1889) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  141. Funaro Pacifico (Roma, 13 maggio 1888) – Autista – Arrestato il 23 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  142. Funaro Settimio (Roma, 17 novembre 1916) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  143. Galafati Angelo – Pontarolo Bandiera Rossa.[85]
  144. Gallarello Antonio – Falegname ebanista (Partito d’Azione).
  145. Gavioli Luigi – Impiegato (PCI).
  146. Gelsomini Manlio (Roma, 7 novembre 1907) – Medico – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[86]
  147. Gesmundo Gioacchino (TerlizziBari, 20 novembre 1908) – Professore di Filosofia – partigiano combattente; PCI) – Medaglia d’oro al valor militare.[87]
  148. Giacchini Alberto – Assicuratore (Bandiera Rossa).
  149. Giglio Maurizio Cervo (Parigi, 20 dicembre 1920) – Tenente di P.S. dei “Metropolitani” di Roma (OSS) – Medaglia d’oro al valor militare. Al Ten. Maurizio Giglio è intitolata la caserma delle Volanti della Polizia di Stato a Roma, in via G. Reni.[88]
  150. Gigliozzi Romolo – Autista (PSIUP).
  151. Giordano Calcedonio (Palermo, 11 luglio 1916) – corazziere (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[89]
  152. Giorgi Giorgio (S. Agata FeltriaPesaro, 6 marzo 1921) – Ragioniere – Partito d’Azione; partigiano.[90]
  153. Giorgini Renzo – Industriale (PCI).
  154. Giustiniani Antonio – Cameriere (PCI).
  155. Gorgolini Giorgio – Ragioniere (Fronte Militare Clandestino).
  156. Gori Gastone – Muratore (PSIUP).
  157. Govoni Aladino – Figlio del poeta Corrado Govoni; Capitano dei granatieri; partigiano combattente (Bandiera Rossa) – Medaglia d’oro al valor militare.[91]
  158. Grani Umberto – Maggiore della Regia Aeronautica in congedo (Partito d’Azione).
  159. Grieco Ennio – Elettromeccanico (Bandiera Rossa).
  160. Guidoni Unico – Studente (Bandiera Rossa).
  161. Haipel Mario – Maresciallo del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino).
  162. Iaforte Domenico – Calzolaio (PCI).
  163. Ialuna Sebastiano – Agricoltore.
  164. Imperiali Costantino – Rappresentante di vini (Bandiera Rossa).
  165. Intreccialagli Mario – Calzolaio (Partito d’Azione).
  166. Kereszti Sandor – Ufficiale (Partito d’Azione).
  167. Landesman Boris (OdessaUcraina, 2 febbraio 1901) – Commerciante – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  168. La Rosa Salvatore – Soldato.
  169. La Vecchia Gaetano – Ebanista (Partito d’Azione).
  170. Leonardi Ornello – Commesso (Bandiera Rossa).
  171. Leonelli Cesare – Avvocato (Partito d’Azione).
  172. Liberi Epidemio (PopoliPescara, 16 luglio 1920) – Industriale – Partito d’Azione.[92]
  173. Lidonnici Amedeo – Industriale (Fronte Militare Clandestino).
  174. Limentani Davide (Roma, 27 maggio 1890) – Commerciante – Arrestato il 16 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  175. Limentani Giovanni (Roma, 30 dicembre 1885) – Commerciante – Arrestato il 9 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  176. Limentani Settimio (Roma, 27 maggio 1907) – Commerciante – Arrestato il 9 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  177. Lombardi Ezio (SoranoGrosseto, 19 settembre 1903 – Impiegato – Partigiano.[93]
  178. Lo Presti Giuseppe (Roma, 31 maggio 1919) – Dottore in legge; partigiano combattente (PSIUP) – Medaglia d’oro al valor militare.[94]
  179. Lordi Roberto – Generale della Regia Aeronautica (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[95]
  180. Lotti Giuseppe – Stuccatore (Partito d’Azione).
  181. Lucarelli Armando – Tipografo.
  182. Luchetti Carlo – Stagnaro (Bandiera Rossa).
  183. Luna Gavino – Impiegato delle Regie Poste (CLN). È stato un grande interprete del cantu a chiterra, con il nome d’arte di Gavino De Lunas incise diversi dischi.
  184. Lungaro Pietro Ermelindo – Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza (Partito d’Azione).
  185. Lunghi Ambrogio – Asfaltista (Bandiera Rossa).
  186. Lusena Umberto – Maggiore del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[96]
  187. Luzzi Everardo – Metallurgico.
  188. Magri Mario – Maggiore d’artiglieria (Fronte Militare Clandestino)- Medaglia d’argento al valor militare.
  189. Manca Candido (DolianovaCagliari, 31 gennaio 1907- brigadiere dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[97]
  190. Mancini Enrico[98][99] – Commerciante.[100]
  191. Marchesi Alberto (Roma, 22 settembre 1900) – Commerciante, ex ardito bersagliere; partigiano combattente (PCI) – Medaglia d’oro al valor militare.[101]
  192. Marchetti Duilio – Autista.
  193. Margioni Antonio – Falegname (Bandiera Rossa).
  194. Marimpietri Vittorio – Impiegato – Partito d’Azione.[102]
  195. Marino Angelo – Piazzista.
  196. Martella Angelo (Capranica, 10 ottobre 1908) – Rastrellato mentre era di ritorno a casa da lavoro.
  197. Martelli Castaldi Sabato (Cava de’ TirreniSalerno, 19 agosto 1896) – Generale della Regia Aeronautica (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[103]
  198. Martini Placido (MontecompatriRoma, 7 maggio 1879) – Avvocato; partigiano combattente – Medaglia d’oro al valor militare.[104]
  199. Mastrangeli Fulvio – Impiegato.
  200. Mastrogiacomo Luigi – Custode del ministero delle Finanze.
  201. Medas Giuseppe – Avvocato (Partito d’Azione).
  202. Menasci Umberto – Commerciante.
  203. Micheli Ernesto – Imbianchino (Bandiera Rossa).
  204. Micozzi Emidio – Commerciante (Bandiera Rossa).
  205. Mieli Cesare (Roma, 21 novembre 1890) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  206. Mieli Mario (Roma, 7 giugno 1915) – Venditore ambulante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  207. Mieli Renato (Roma, 18 settembre 1913) – Commerciante – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  208. Milano Raffaele – Viaggiatore.
  209. Milano Tullio – Impiegato.
  210. Milano Ugo – Impiegato.
  211. Mocci Sisinnio (PCI).
  212. Montezemolo, Giuseppe Cordero Lanza di (Roma, 26 maggio 1901) – Colonnello del Regio Esercito (comandante del Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[105]
  213. Moretti Augusto.
  214. Moretti Pio – Contadino.
  215. Morgano Santo – Elettromeccanico.
  216. Mosca Alfredo – Elettrotecnico (PSIUP).
  217. Moscati Emanuele (Roma, 17 dicembre 1914) – Venditore ambulante – Arrestato il 18 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Marco Moscati.
  218. Moscati Marco – (Roma, 1º luglio 1916) – Venditore ambulante – Partigiano; Partito Comunista Italiano – Arrestato il 18 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Emanuele Moscati.
  219. Moscati Pace (Roma, 21 maggio 1899) – Venditore ambulante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Vito Moscati.
  220. Moscati Vito (Roma, 26 luglio 1900) – Elettricista – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah – Fratello di Pace Moscati.
  221. Mosciatti Carlo (MatelicaMacerata, 26 novembre 1924) – Impiegato – Arrestato con il sospetto di aver deposto del materiale esplosivo sul tram dove viaggiava.
  222. Napoleone Agostino (Cagliari, 14 settembre 1918) – Sottotenente di vascello della Regia Marina – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’argento al valor militare.[106]
  223. Natili Celestino (Roma, 18 luglio 1920) – Commerciante – PSIUP – Si consegna il 21 marzo 1944 alla polizia nella speranza vana di salvare il padre, Mariano, già detenuto al suo posto.
  224. Natili Mariano (AmatriceRieti, 18 maggio 1887) – Commerciante – Arrestato il 12 febbraio 1944 per costringere il figlio Celestino a costituirsi.
  225. Navarra Giuseppe – Contadino.
  226. Ninci Sestilio – Tramviere (PSIUP).
  227. Nobili Edoardo – Meccanico (Fronte Militare Clandestino).
  228. Norma Fernando – Ebanista (Partito d’Azione).
  229. Orlandi Posti Orlando – Studente; partigiano combattente (Partito d’Azione) – Medaglia d’argento al valor militare.[107]
  230. Ottaviano Armando – Dottore in lettere (Bandiera Rossa).
  231. Paliani Attilio – Commerciante.
  232. Pappagallo Pietro (TerlizziBari – 28 giugno 1888) – Sacerdote – Fronte militare clandestino – Medaglia d’oro al merito civile.[108]
  233. Partito Michele – civile.
  234. Pasqualucci Alfredo – Calzolaio (Bandiera Rossa).
  235. Passarella Mario – Falegname (Bandiera Rossa).
  236. Pelliccia Ulderico – Carpentiere.
  237. Pensuti Renzo – Studente.
  238. Pepicelli Francesco (Sant’Angelo a CupoloBenevento, 1906) – Maresciallo dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[109]
  239. Perpetua Remo – Rigattiere.
  240. Perugia Angelo (Roma, 20 agosto 1906) – Venditore ambulante – Partito d’Azione – Svolge attività di propaganda, distribuendo giornali e volantini – Arrestato il 4 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  241. Petocchi Amedeo.
  242. Petrucci Paolo – Professore di lettere – Partigiano.[110]
  243. Pettorini Ambrogio – Agricoltore (partigiano).
  244. Piasco Renzo (Roma, 13 giugno 1925) – Ferroviere; Aiuto macchinista F.S. – Bandiera Rossa – Attivo nel Quartiere Monte Sacro – Arrestato il 3 febbraio 1944.
  245. Piattelli Cesare (Roma, 7 aprile 1900) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  246. Piattelli Franco (Roma, 22 marzo 1924) – Commesso – Arrestato il 23 marzo 1944 assieme al padre Giacomo per motivi razziali – Vittima della Shoah
  247. Piattelli Giacomo (Roma, 18 settembre 1897) – Piazzista – Arrestato il 23 marzo 1944 assieme al figlio Franco per motivi razziali – Vittima della Shoah
  248. Pierantoni Luigi – (Verbania, 2 dicembre 1905) – Medico, Tenente del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana – Partito d’Azione; Partigiano.[111]
  249. Pierleoni Romolo – Fabbro (Bandiera Rossa).
  250. Pignotti Angelo – Negoziante.
  251. Pignotti Umberto – Impiegato.
  252. Piperno Claudio (Roma, 4 luglio 1923) – Commerciante – Arrestato il 20 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah
  253. Piras Ignazio – Contadino (partigiano).
  254. Pirozzi Vincenzo – Ragioniere.
  255. Pisino Antonio (MaglieLecce, 26 maggio 1917) – Ufficiale di marina – Medaglia d’argento al valor militare.[112]
  256. Pistonesi Antonio – Cameriere (PCI).
  257. Pitrelli Rosario – Meccanico (PCI).
  258. Polli Domenico – Costruttore edile (CLN).
  259. Portieri Alessandro – Meccanico (PCI).
  260. Portinari Erminio – Geometra (Fronte Militare Clandestino).
  261. Primavera Pietro – Impiegato (Bandiera Rossa).
  262. Prosperi Antonio (Poggio CinolfoL’Aquila, 18 agosto 1909 – Impiegato – Partigiano.[113]
  263. Pula Italo – Fabbro.
  264. Pula Spartaco – Verniciatore.
  265. Raffaeli Beniamino – Ebanista (PCI).
  266. Rampulla Giovanni – Tenente colonnello (Fronte Militare Clandestino).
  267. Reicher Marian – ebreo polacco
  268. Rendina Roberto – Tenente colonnello d’artiglieria.
  269. Renzi Egidio – Operaio (Partito d’Azione).
  270. Renzini Augusto (Nocera UmbraPerugia, 22 aprile 1898) – carabiniere (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[109]
  271. Ricci Domenico (PalianoFrosinone, 9 gennaio 1913) – Impiegato – Partigiano.[114]
  272. Rindone Nunzio – Pastore (partigiano).
  273. Rizzo Ottorino – Maggiore del Regio Esercito.
  274. Roazzi Antonio – Autista (Bandiera Rossa).
  275. Rocchi Filippo – Commerciante (CLN).
  276. Rodella Bruno – Studente.
  277. Rodriguez Pereira Romeo (Napoli, 29 novembre 1918) – Tenente dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[115]
  278. Romagnoli Goffredo – Ferroviere (PSIUP).
  279. Roncacci Giulio – Commerciante (Bandiera Rossa).
  280. Ronconi Ettore – Contadino (PCI).
  281. Saccotelli Vincenzo – Falegname (Partito d’Azione).
  282. Salemme Felice (Napoli, 12 aprile 1921) – Studente universitario – Partito d’Azione – Arrestato il 12 gennaio 1944.
  283. Salvatori Giovanni – Impiegato – PSIUP.
  284. Sansolini Adolfo – Commerciante (PSIUP).
  285. Sansolini Alfredo – Commerciante (PSIUP).
  286. Savelli Francesco – Ingegnere (Partito d’Azione).
  287. Scarioli Ivano – Bracciante.
  288. Scattoni Umberto (Roma, 20 agosto 1901) – Pittore – Bandiera Rossa.[116]
  289. Sciunnach Dattilo Giovanni (Roma, 28 luglio 1880) – Venditore ambulante – Arrestato l’8 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  290. Semini Fiorenzo – Sottotenente di vascello della Regia Marina (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’argento al valor militare.
  291. Senesi Giovanni (Roma, 20 ottobre 1924) – Esattore istituto di assicurazioni – Bandiera Rossa.[117]
  292. Sepe Gaetano – Sarto.
  293. Sergi Gerardo (PortoscussoCagliari, 1917) – Brigadiere dei Carabinieri Reali – Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri – Medaglia d’oro al valor militare.[118]
  294. Sermoneta Benedetto (Roma, 11 marzo 1905) – Venditore ambulante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  295. Silvestri Sebastiano – Agricoltore.
  296. Simoni Simone (PatricaFrosinone, 24 dicembre 1880) – Generale (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[119]
  297. Sonnino Angelo (Roma, 7 luglio 1914) – Commerciante – Arrestato il 21 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  298. Sonnino Gabriele (Roma, 17 giugno 1909) – Impiegato – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  299. Sonnino Mosè (Roma, 22 giugno 1903) – Commerciante – Arrestato il 24 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  300. Sonnino Pacifico (Roma, 12 settembre 1891) – Commerciante – Arrestato il 4 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  301. Spunticchia Antonino – Meccanico (Bandiera Rossa).
  302. Stame Nicola Ugo (Foggia, 8 gennaio 1908) – Artista lirico; tenore – Partigiano combattente (Bandiera Rossa) – Medaglia d’argento al valor militare.[120]
  303. Talamo Manfredi (Castellammare di Stabia, 2 gennaio 1895) – Tenente colonnello dei Carabinieri Reali (Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri) – Medaglia d’oro al valor militare.[121]
  304. Tapparelli Mario – Commerciante (Partito d’Azione).
  305. Tedesco Cesare (Roma, 13 febbraio 1913) – Commesso – Arrestato il 3 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  306. Terracina Sergio (Roma, 21 agosto 1925) – Commesso – Arrestato il 22 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  307. Testa Settimio – Contadino.
  308. Trentini Giulio – Arrotino (Bandiera Rossa).
  309. Troiani Eusebio – Mediatore (Bandiera Rossa).
  310. Troiani Pietro – Venditore ambulante.
  311. Ugolini Nino – Elettromeccanico (Fronte Militare Clandestino).
  312. Unghetti Antonio – Manovale.
  313. Valesani Otello – Calzolaio (Bandiera Rossa).
  314. Vercillo Giovanni – Impiegato (Fronte Militare Clandestino).
  315. Villoresi Renato (Roma, 1917) – Capitano del Regio Esercito (Fronte Militare Clandestino) – Medaglia d’oro al valor militare.[122]
  316. Viotti Pietro – Commerciante (Bandiera Rossa).
  317. Vivanti Angelo (Roma, 27 marzo 1884) – Commerciante – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  318. Vivanti Giacomo (Roma, 11 novembre 1911) – Commerciante – Arrestato il 25 febbraio 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  319. Vivenzio Gennaro.
  320. Volponi Guido – Impiegato.
  321. Wald Pesach Paul (Berlino, Germania, 1921) – Rifugiato – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah
  322. Wald Schra (Berlino, Germania) – Rifugiato – Arrestato per motivi razziali – Vittima della Shoah
  323. Zaccagnini Carlo (Roma, 1º luglio 1913) – Avvocato – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[123]
  324. Zambelli Ilario – Telegrafista – Fronte Militare Clandestino – Medaglia d’oro al valor militare.[124]
  325. Zarfati Alessandro (Roma, 8 settembre 1915) – Commerciante – Arrestato il 17 marzo 1944 per motivi razziali – Vittima della Shoah.
  326. Zicconi Raffaele (SommatinoCaltanissetta, 13 agosto 1911) – Impiegato – Partito d’Azione – Consegnava materiale di propaganda, nascondeva armi e aiutava ebrei – Arrestato il 7 febbraio 1944, mentre preparava un atto di sabotaggio.
  327. Zironi Augusto (20 giugno 1920) – Sottotenente di vascello della Regia Marina – Fronte Militare Clandestino – Arrestato il 19 marzo 1944 – Medaglia d’argento al valor militare.
  328. Tuchman Heinz Eric, nato il 18/01/1911 (sacello n. 276), salma individuata nel 2020

Vladimir Jankélévitch: l’orrore è imprescrittibile

I pervertiti [del senso morale,ndr], quando parliamo loro di Auschwitz, ci oppongono le sofferenze dei tedeschi durante la guerra, la distruzione delle loro città, l’esodo delle loro popolazioni davanti al vittorioso esercito russo. A ciascuno i suoi martiri, giusto? La sola idea di mettere in parallelo, o sullo stesso piano, l’indicibile calvario dei deportati e la giusta punizione dei loro carnefici, questa idea è una perfidia calcolata, a meno che non sia una vera e propria perversione del senso morale.

La preoccupazione di Jankélévitch è quella di distinguere l’Olocausto dallo sfondo dei massacri mostrandone e analizzandone la specificità, diversa dalle catastrofi militari che non fanno distinzioni tra le vittime e individuata nel raffinato sadismo tedesco che si prefiggeva come scopo la “lunga” degradazione” e l’annientamento morale delle vittime prima della loro eliminazione, in un miscuglio infernale di ferocia e “pedanteria metafisica“:

La prescrizione, la prescrittibilità stessa dell’orrore non è dunque possibile. La Germania e l’Italia, come l’Europa intera, dovranno convivere con l’orrore, perché sopportarne il peso significa rendere alle vittime dello sterminio nazista l’ultimo, l’unico onore possibile. La ferita, la frattura nel tessuto etico è insanabile; che rimanga tale è l’unica risposta etica accettabile, centro gravitazionale attorno a cui ogni riflessione etica che tale sia realmente deve ruotare senza poter cessare di interrogarsi-e tormentarsi:

Il voto del Parlamento francese afferma giustamente un principio e, in un certo senso, un’impossibilità a priori: i crimini contro l’umanità sono imprescrittibili, cioè non possono essere prescritti; il tempo non ha presa su di loro. (…)È generalmente incomprensibile che il tempo, processo naturale senza valore normativo, possa esercitare un’azione mitigante sull’insopportabile orrore di Auschwitz.(…) Perché questa agonia durerà fino alla fine del mondo.

RISORSE E NOTE A MARGINE

CAPELLI DI CENERE. ANNA FRANK E ETTY HILLESUM

 

 

I tuoi capelli di cenere, Sulamith: con il verso più terribile della Todesfuge di Paul Celan  ricordiamo tutte le vittime dell’Olocausto rendendo omaggio ad Anna Frank e Etty Hillesum, entrambe ebree olandesi vittime della persecuzione nazista.per la testimonianza che ci hanno lasciato di un’umanità conservata intatta, non scalfita da lutti, dolori e privazioni orrende,  che ancora vive nelle pagine dei loro diari e delle lettere, impossibili da leggere senza profonda emozione.


(altro…)

Essere-per-la-morte. Arendt, Todorov , Di Cesare

MV5BMTUwOTc1ODgxM15BMl5BanBnXkFtZTgwODk0MDgwODE@._V1_SY1000_CR006901000_AL_Sei milioni di ebrei, sei milioni di esseri umani sono stati condotti a morire, senza potersi difendere e, nella maggior parte dei casi, senza averne il minimo sospetto. Il metodo utilizzato fu l’accumulazione del terrore. Dapprima ci furono l’abbandono calcolato, le privazioni e l’umiliazione, allorché coloro che erano di debole costituzione fisica morivano insieme con quelli che erano abbastanza forti e ribelli per togliersi la vita. In seguito venne la fame, a cui si aggiunse il lavoro forzato, quando le persone morivano a migliaia, ma a intervalli diversi di tempo a seconda della loro resistenza. Poi vennero le fabbriche della morte e tutti morirono insieme: giovani e vecchi, deboli e forti, malati e sani. Morirono non come individui, non come uomini e donne, bambini o adulti, ragazzi o ragazze, buoni o cattivi, belli o brutti, ma furono ridotti al minimo denominatore comune della vita organica, sprofondati nell’abisso piú cupo dell’eguaglianza primaria. Morirono come bestiame, come cose che non avevano né corpo né anima e nemmeno un volto su cui la morte avrebbe potuto apporre il suo sigillo.È in questa eguaglianza mostruosa, senza fraternità né umanità (…), che si scorge, come riflessa in uno specchio, limmagine dell’inferno.

(altro…)

La Risiera dell’infamia. Daša Drndić e Claudio Magris

RisieraCandele2

In occasione del Giorno della Memoria, commemorazione sempre più dolorosa e al tempo stesso sempre più necessaria, si parlerà qui, tardivamente, di due grandi libri, usciti tre anni fa, a poca distanza l’uno dall’altro: Trieste, di Daša Drndić e  Non luogo a procedere, di Claudio Magris,  che condividono la tematica degli orrori, accaduti non (solo) ad Auschwitz o Sobibór o Lublino, o Mathausen, ma nel campo di sterminio italiano, la Risiera di San Sabba, alla periferia di Trieste, quando la città apparteneva all’Adriatische Künstenland, e sul suo territorio giunse lo zelo malato di Christian Wirth a portare la propria esperienza dai campi di Lublino e Treblinka che grazie a lui funzionavano a pieno regime. Entrambi i romanzi– che vanno a costuire forse non involontariamente, un vero e proprio dittico–  sono costruiti attorno a due ricerche parallele sull’orrore, volte a ricostruire, a svelare finalmente tutti gli aspetti più reconditi di quella vicenda atroce, a liberarla finalmente da quella rete di omertà e reticenza in cui la gloriosa ricostruzione morale e civile postbellica l’aveva imprigionata, sperando di averla per sempre messa a tacere .

(altro…)

La dannazione degli offesi.Primo Levi e Zygmunt Bauman

Voi che vivete sicurilevi3

nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:[…]

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole .
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa e andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli .
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi

Ogni anno, quando il 27 Gennaio si ripresenta costringendoci a fare o a rifare per l’ennesima volta i conti con una memoria storica tanto incomprensibile quanto inaccettabile, la tentazione di soprassedere, di scappare, di turarsi gli occhi e le orecchie diventa più forte. Ripercorrere, anche solo nel ruolo di remotissimo poligrafo, le scene e il percorso dell’orrore significa sottoporsi ad una violenza (anche perché di questo orrore si ha la sventura di scoprire particolari sempre nuovi, e sempre più agghiaccianti, in una spirale infinitadownload-8 di atrocità). Ma il monito di Primo Levi fa del mantenere viva la memoria e aperti gli occhi un comandamento ineludibile, per di più in considerazione del fatto che  il rilievo e la risonanza pubblica che a partire dagli anni Settanta è stata concessa ai teorici del negazionismo lo abbiano spinto al suicidio; e dunque ancora una volta, quest’anno come negli anni a venire, accendiamo idealmente la nostra candela in memoria delle vittime, portando avanti comunque, come segno di resistenza civile, il nostro sforzo di tentare una comprensione impossibile. (altro…)

I treni del Tempo. W.G. Sebald e Claudio Magris

 

Reduce dalla rilettura di Austerlitz, l’ultimo romanzo (ma  il termine romanzo è riduttivo, specie per un autore che ha fatto del superamento del confine tra generi la propria cifra artistica) pubblicato da W.G.Sebald nel 2001, e a seguito di altre ricerche sulla sua opera anche tra critica e saggi non ancora pubblicati in italiano, mi ha felicemente sorpresa scoprire quale rilevanza abbia avuto per Sebald la lettura delle opere di Claudio Magris,  in particolare di Danubio , di cui Sebald  aveva recensito l’edizione tedesca a cura di Heinz Georg-Hend e a cui spesso allude anche nelle altre sue opere precedenti , come ad esempio Vertigini, ma del cui immaginario  proprio in Austerlitz si trovano molteplici e diffuse consonanze. (altro…)

La parola “inferno”. Viktor Klemperer e Vassilij Grossman

download (4)

La tragedia dell’Olocausto ha sei milioni di atti- tanti quante sono le sue vittime stimate. Se per essa è possibile individuare un prologo ed un epilogo, questi si possono individuare senza dubbio nell’imposizione della stella (come ci racconta Viktor Klemperer nel suo agghiacciante studio sulla Lingua Tertii Imperii )e nell’edificazione e successiva distruzione, nel giro di tredici mesi, di quella micidiale fabbrica di morte che è stato il campo di Treblinka. Vassilij Grossman, che nellInferno di Treblinka ce ne ha reso testimonianza, ha definito al confronto l’inferno immaginato da Dante “uno scherzo innocente di Satana”. E il motivo per cui con orrore scriviamo e parliamo di quell’orrore è per l’omaggio doveroso – e doloroso- alle vittime dei boia nazisti.


«Oggi torno a farmi la stessa domanda che ho posto un centinaio di volte a me e alle persone più diverse: quale è stato il giorno più diffìcile per gli ebrei in quei dodici anni infernali?
Tanto io quanto gli altri abbiamo dato sempre una risposta univoca: il 19 settembre 1941. Da quel giorno ci fu  l’obbligo di portare la stella di David a sei punte, il pezzo di stoffa di colore giallo, il colore che tuttora segnala peste e quarantena e che nel Medioevo contraddistingueva gli ebrei, il colore dell’invidia, della bile, del male da scansare; il cencio giallo con la scritta nera Jude, la download (2)parola racchiusa dalle linee intersecantesi dei due triangoli, la parola in caratteri a stampatello che, evidenziati dalla distanza fra l’uno e l’altro e dai tratti orizzontali marcati, simulano la scrittura ebraica.
Troppo lunga questa descrizione? Ma no, al contrario! Semmai mi manca la capacità di dame una descrizione più esatta e penetrante. Quante volte, quando c’era da cucire una nuova stella su un altro indumento (per lo più usato, distribuito dall’apposito magazzino), su una giacca o un cappotto, quante volte con l’ausilio di una lente ho osservato il pezzo di stoffa, le singole particelle del tessuto giallo, le irregolarità della stampa nera: bene, tutti quei quadratini non sarebbero stati sufficienti se avessi voluto collegare a ognuno di essi le torture subite a causa della stella.[…] Ora la ghettizzazione era completa; prima la parola ghetto compariva solo, per esempio, sul timbro postale “ghetto di Litzmannstadt”, era riservata ai territori nemici conquistati. In Germania c’erano singole “case degli ebrei” in cui detti ebrei venivano concentrati e che talvolta erano contrassegnate all’esterno dalla scritta Judenhaus, ma queste case sorgevano in un quartiere “ariano” e addirittura non tutti gli inquilini erano ebrei, per cui su altre case a volte si poteva leggere la precisazione “questa casa è judenrein “[senza ebrei]. La frase, bella grossa e nera, rimase a lungo su parecchi muri di edifici, finché questi ultimi non si sbriciolarono sotto le bombe, mentre sparirono molto presto (perché non ci furono più negozi di ebrei e più nulla da arianizzare) i cartelli “negozio assolutamente ariano”, le scritte ostili sulle vetrine “negozio ebraico”, come anche il verbo “arianizzare” e le dichiarazioni sulla porta del negozio “impresa completamente arianizzata”.
Ora, dopo l’introduzione della stella gialla, non aveva più importanza se le case degli ebrei fossero sparse qua e là o riunite in un proprio quartiere, perché ogni ebreo con la stella portava con sé il proprio ghetto, come la chiocciola la sua casa. Ed era anche indifferente se nel suo stabile vivevano solo ebrei o anche “ariani”, perché sopra il suo nome sulla porta doveva esserci la stella. Se sua moglie non era ebrea, la targhetta col nome di lei doveva essere separata e recare l’indicazione “ariana”.
Ben presto sulle porte del corridoio comparvero qua e là altre targhette, dal tenore agghiacciante: “Qui abitava l’ebreo Weil”. Allora la postina sapeva di non doversi preoccupare di trovare il nuovo indirizzo: al mittente sarebbe ritornata la lettera con l’eufemistica annotazione: “Destinatario emigrato [abgewandert]”. Ecco che anche “emigrato”, in questa particolare e crudele accezione, rientra nel lessico della LTI [Lingua Tertii Imperiim ndr], rubrica ebraica.  amarezza di questa: “È un privilegiato”, cioè: paga meno lasse di noi, non deve abitare nella “casa degli ebrei”, non porta la stella, in certo qual modo può mimetizzarsi…”. E quanta superbia, quanta miserabile gioia maligna – sì, miserabile, perché in fin dei conti erano nel nostro stesso inferno, anche se in un girone migliore e alla fine i forni crematori hanno divorato anche i privilegiati -, quanto insistito distacco si avvertivano spesso nelle due parole “Sono privilegiato”! Quando attualmente sento parlare di accuse reciproche fra ebrei, di gravissime vendette, penso subito al dissidio che in genere si creava tra chi portava la stella e i privilegiati.[…]riluce frammisto ai pensieri più cupi. Ma il bagliore più sinistro e fosforico emana dalla “stella nascosta”. Secondo quanto prescrive la Gestapo la stella dev’essere portata ben visibile sul lato sinistro della giacca, del cappotto normale o di quello da lavoro, e ovunque ci sia la possibilità di incontrare ariani. Quando in certe giornate afose di marzo uno porta il cappotto sbottonato, con il risvolto ribattuto dalla parte del cuore, oppure tiene stretta una cartella sotto il braccio sinistro o, se è una donna, porta un manicotto, in tutti questi casi la stella rimane nascosta, forse inavvertitamente e per pochi secondi, forse però anche volutamente per poter camminare una volta tanto senza quel marchio. Un funzionario della Gestapo penserà sempre che sia stata nascosta intenzionalmente, la conseguenza sarà il campo di concentramento. Se il funzionario vuole dimostrarsi particolarmente zelante e uno ha la sfortuna di incontrarlo, è inutile che il braccio con la cartella o quello col manicotto pendano fino all’altezza dei ginocchi, è inutile che il cappotto sia tutto ben abbottonato: l’ebreo Lesser o l’ebrea Winterstein hanno “occultato la stella” e, al più tardi tre mesi dopo, da Ravensbrück, o da Auschwitz arrivera al Comune un regolare certificato di morte. La causa della morte vi sarà indicata con precisione, sarà diversa di volta in volta e persino individuale; sarà, alternativamente, “insufficienza cardiaca” o “fucilato durante un tentativo di fuga”. Ma la causa della morte è in realtà la stella nascosta.


AVVERTENZA-Il brano tratto dal reportage di Grossman sull’inferno di Treblinka è atroce al limite dell’insostenibile. Se pensate che possa essere troppo, per voi,come lo è stato per chi scrive,  vi prego, astenetevi dalla lettura.

Sul finire dell’inverno del 1943 a Treblinka arrivò Himmler con un gruppo di alti funzionari della Gestapo. […] Himmler esaminò personalmente il lager; chi lo vide ci ha riferito che il ministro della morte si avvicinò a una delle fosse e la osservò a lungo, in silenzio. I suoi accompagnatori rimasero a una certa distanza mentre Heinrich Himmler rimirava la gigantesca tomba già riempita per metà di cadaveri. Treblinka era la fabbrica più grande del complesso industriale di Himmler. […]. Prima di lasciare Treblinka, Himmler diede al comando del lager un ordine che lasciò tutti di sasso (l’Hauptsturmfuhrer barone von Pfein, il suo vice Karol e il capitano Franz): procedere seduta stante alla cremazione dei corpi già sepolti, tutti quanti, portare fuori dal lager le ceneri e i resti e spargerli sui campi e lungo le strade. Sotto terra c’erano già centinaia di migliaia di cadaveri, e l’impresa si prospettava a dir poco ardua e complessa. Secondo le nuove disposizioni, inoltre, i corpi delle future vittime non andavano sepolti, ma bruciati direttamente. A cosa si dovevano l’ispezione di Himmler e quell’ordine categorico e importantissimo, tanto da essere impartito personalmente? La ragione era una soltanto: Stalingrado, la vittoria dell’Armata Rossa.[…]L’operazione di incenerimento, però, non ingranava: i corpi non volevano saperne di bruciare (si rilevò, tuttavia, che le donne ardevano più facilmente degli uomini…). Per ridurre in cenere i cadaveri ci volevano molta benzina e molta nafta: somme ingenti di denaro per risultati più che modesti. Il problema sembrava senza via d’uscita. Ma si trovò presto un rimedio. Dalla Germania arrivò una SS, un uomo tarchiato sulla cinquantina, un esperto del settore.

Quanti ne ha partoriti il regime di Hitler! Esperti nell’uccidere i bambini, esperti di impiccagione, esperti nella costruzione di camere a gas, esperti nel distruggere scientificamente una grande città in un sol giorno. Si trovò anche un esperto di esumazione e incenerimento di corpi umani. Fu lui a dirigere i lavori per la costruzione dei forni.

1. Si tratta dello Scharfuhrer delle SS Herbert Floss.

Si trattava di forni-rogo, in verità, giacché né il crematorio di Lublino, né il più grande crematorio del mondo sarebbero stati in grado di incenerire una tale quantità di corpi in un lasso di tempo tanto breve. […] Si lavorava giorno e notte. Gli addetti all’incenerimento dei corpi raccontano che i forni ricordavano dei giganteschi vulcani e che il calore – tremendo – bruciava anche i loro visi; le lingue di fuoco arrivavano a una decina di metri d’altezza e colonne di fumo nero, denso e oleoso, si levavano verso il cielo e incombevano nell’aria come una coltre pesante e immobile. La notte quella fiamma alta più dei pini intorno al lager veniva scorta anche dagli abitanti dei paesi limitrofi, a trenta, quaranta chilometri di distanza. L’odore di carne umana bruciata impregnava l’intero distretto, e quando il vento soffiava verso il lager dei polacchi, a tre chilometri, il fetore toglieva il fiato. All’incenerimento dei cadaveri lavoravano ottocento detenuti, più di tutti gli addetti agli altiforni di qualunque complesso metallurgico. Quella fabbrica mostruosa funzionò giorno e notte per otto mesi senza interruzione, ma senza riuscire a smaltire le centinaia di migliaia di corpi umani sepolti. Anche perché nel frattempo il flusso delle nuove tradotte da gasare, – ulteriore incombenza per i forni -, non si interrompeva.

Arrivavano treni anche dalla Bulgaria, e le SS e i Wachmànner ne erano decisamente lieti: ingannate dai tedeschi e dal governo bulgaro filonazista, ignare del proprio destino, le vittime portavano con sé preziosi in quantità, cibo gustoso e pane bianco. Fu poi la volta delle tradotte da Grodno e Bialystok, poi toccò a quelle dal ghetto di Varsavia in rivolta, dopo di che arrivò un treno di partigiani polacchi: contadini, operai, soldati. Giunse anche un lotto di zingari della Bessarabia: duecento uomini e ottocento fra donne e bambini. Arrivarono a piedi, con un seguito di carri e cavalli; avevano ingannato anche loro, e quel migliaio di persone si presentò scortato soltanto da due guardie che, loro per prime, non sapevano di condurli a morire. Si racconta che le zingare batterono le mani entusiaste alla vista dell’edificio delle camere a gas, senza sospettare fino all’ultimo che cosa le attendesse. Un vero spasso, per i tedeschi. Le SS infierirono ferocemente soprattutto sui ribelli del ghetto di Varsavia. Sceglievano donne e bambini e, invece di portarli alle camere a gas, li conducevano alle graticole. Lì costringevano le madri impazzite per l’orrore a mostrare ai figli le griglie incandescenti dove, fra le fiamme e il fumo, i corpi si accartocciavano a migliaia, dove i morti parevano riprendere vita e contorcersi, dimenarsi; dove ai cadaveri delle donne incinte scoppiava il ventre e quei bambini morti ancor prima di nascere bruciavano fra le viscere aperte delle madri. Certe scene avrebbero sconvolto le menti dei più temprati fra gli uomini, ma l’effetto era cento volte maggiore su quelle madri che con le mani tentavano di coprire gli occhi ai figli, e i tedeschi lo sapevano. «Che cosa ci faranno, mamma? Bruceranno anche noi?» urlavano i bambini impazziti, correndo a stringersi a loro. Nel suo inferno Dante non le vide, scene come queste.

E dopo essersi goduti lo spettacolo, i tedeschi li gettavano davvero tra le fiamme, i bambini.


La prima reazione ad una lettura simile è che l’orrore è troppo per essere concepibile.E’ da impazzire. Anche i soldati dell’Armata Rossa che arrivarono a Treblinka nel settembre del’44, e di cui Grossman era al seguito come reporter di Vasily_GrossmanR400guerra, tentarono di aggrapparsi alla speranza che fosse tutto un mostruoso incubo. I resti umani- i capelli biondi di una ragazza, la strada resa nera dalle ceneri che la cospargevano, hanno fatto sì che quella speranza venisse subito distrutta, che ci si arrendesse all’orrore che quello era stato.  Per questo Grossman conclude: Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l’amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa.E dovrà tenerlo a mente ogni giorno, e con grande rigore, chiunque abbia cari l’onore, la libertà, la vita di ogni popolo e dell’umanità intera.


 

 

 

 

 

 

Disumanar e organizzar: i tedeschi e lo sterminio.Elias Canetti e Hannah Arendt

Arendt2  Elias Canetti

 Se esiste una remota possibilità di comprendere le dinamiche poste in atto nell’ascesa del totalitarismo nazista e del suo corollario di orrori, non dovremo pretendere nulla di meno delle  relative analisi di Elias Canetti e Hannah Arendt. I due  autori,  per spiegare la mostruosa anomalia del coinvolgimento del popolo tedesco- e non solo dei corpi di polizia nazisti- nella segregazione e nello sterminio degli ebrei concordano comunque sull’importanza del fattore economico nell’ascesa del nazionalsocialismo e nel progressivo annullamento (o meglio, nella progressiva diluizione) dell’ individuo medio nella massa (concetto fondamentale alla base di Massa e potere  come de Le origini del totalitarismo).

Secondo Elias Canetti l’accanimento progressivo contro gli ebrei fino al loro totale misconoscimento come esseri umani e -conseguentemente-alla soluzione finale del problema non è altro che un rovesciamento del processo di umiliazione e schiacciamento subito dal popolo tedesco e direttamente connesso alla svalutazione del marco e dell’inflazione incontrollabile  negli anni della repubblica di Weimar,

Per Hannah Arendt  (Colpa organizzata e responsabilità universale, in Archivio Arendt I, 1930-1948; cfr sotto, in risorse e note a margine) la causa è da ricercare nell’intelligenza diabolica di Himmler, che seppe far leva sulle paure e sulle insicurezze del buon padre di famiglia ,ovvero del tedesco medio, per spingerlo a trasformarsi in ingranaggio della macchina sterminatrice in nome della sicurezza e della stabilità economica e sociale della propria famiglia . La Arendt insiste inoltre sulla sola condizione non scritta implicitamente richiesta da questi individui: la assoluta deresponsabilizzazione di quanto sarebbe accaduto grazie al perfetto ingranaggio gerarchico e burocratico. La responsabilità individuale  si diluisce completamente nella responsabilità universale; ed è per questo che, secondo la Arendt, gli esecutori  si sentono incolpevoli, come grottescamente dimostra l’intervista riportata all’inizio del testo citato più avanti.

Entrambi concludono dunque che quanto accaduto non è da imputare all’intrinseca malvagità del popolo tedesco, quanto piuttosto alle condizioni assolutamente eccezionali in cui venne a trovarsi la Germania dopo Versailles: una nazione umiliata e offesa, ridotta sul lastrico, ansiosa di rivalsa e di riscatto. Perfetto terreno di coltura per il nazismo e i suoi deliri ideologici.

Voglio comunque concludere, prima di lasciarvi alla lettura dei testi, che questo contributo non pretende certo di avere carattere definitivo  e che tutte le  spiegazioni  teoriche, pur  illuminanti e convincenti (in particolare, per quanto mi riguarda, l’analisi di Canetti), non riusciranno comunque a dare ragione dello scarto infinito esistente tra il dire e il fare e di come questo sia stato completamente, assolutamente e ripetutamente azzerato nel commettere quelle atrocità accuratamente pianificate a tavolino.

(altro…)