Il gabbiano come simbolo della sicurezza nel volare incontro alla tempesta e gettarsi in picchiata con istinto suicida ritorna nel romanzo a cui Sándor Márai inizia a lavorare dopo Le braci, e che sarà pubblicato nel 1943, quando l’Ungheria è ormai pienamente travolta dalla furia della guerra. Il romanzo però è -con ogni evidenza- ambientato due anni prima, quando il Regno di Ungheria, alleato della Germania nazista, dopo aver invaso la Jugoslavia impadronendosi dei territori della Bačka e della Vojvodina (oggi appartenenti alla Serbia) firma, il 27 giugno, la fatale dichiarazione di guerra contro l’Unione Sovietica, che avrà per il paese conseguenze incalcolabili: l’intera seconda armata dell’esercito ungherese, che si era peraltro astenuta dagli atroci crimini di guerra compiuti dalle truppe tedesche, sarà sterminata nel corso della battaglia di Stalingrado; il tentativo del governo ungherese di prendere contatti con le forze alleate sarà intercettato dai tedeschi, che nel 1944 invaderanno il paese, deponendo il reggente del Regno Miklós Horthy e consegnando successivamente il potere nelle mani di Ferenc Szálasi, capo del partito filonazista delle Croci Frecciate, a cui seguiranno la persecuzione e la deportazione degli ebrei è poi, un anno dopo, la liberazione (i.e. l’occupazione) da parte delle truppe sovietiche. (altro…)
Il gabbiano
Gabbiani/1 . Svevo, Čechov……
I gabbiani, i signori del mare che vivono «balenando in burrasca», costituiscono un simbolo ricorrente nella letteratura e nella prosa europea del Novecento, come messaggeri della tempesta pronta ad abbattersi sulle storie e sulla Storia, sul destino dei personaggi come su quello dei loro autori. (altro…)