Leonardo Sciascia

Il Natale rubato (e non è il Natale presente). Auguri a margine

Carissimi amici, in quest’anno in cui la voglia di festeggiare è davvero poca, considerando ciò che stiamo attraversando, e che ormai sul Natale presente ogni cosa è stata detta assieme al suo contrario, voglio soltanto ricordarvi qui un altro Natale che è stato sottratto a tutti, non senza alludere alla speranza che ci venga, un giorno, restituito. Si tratta, naturalmente, della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, realizzato da Caravaggio durante il suo breve e tormentato soggiorno in Sicilia (o forse eseguito su commissione già nel 1600, come ipotizza la critica più recente in base ad una più approfondita analisi stilistica) per l’altare dell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Come è noto, il quadro fu trafugato da ignoti nella notte tra il 17 e 18 ottobre 1969, senza che sia mai stato possibile neppure stabilire quale ne sia stata la sorte. Alcuni pentiti, anni dopo, avrebbero testimoniato che il quadro fosse andato distrutto perché mal conservato, divorato dai topi, o usato addirittura come scendiletto personale; ma sembra una versione tesa a confermare la matta bestialitade dei capi mafia del tempo, ed evidentemente a scoraggiare qualsiasi ulteriore ricerca. Secondo altri, la tela sarebbe stata esposta in occasione delle riunioni dei vertici della Cupola; a questa tesi sembra uniformarsi anche Leonardo Sciascia nel suo ultimo romanzo, Una storia semplice, in cui l’autore, con allusione indiretta ma evidente, parla di un capolavoro esposto su una cassapanca nella villa di un mafioso, centrale della droga ; più recentemente, le testimonianze di Don Benedetto Rocco, parroco di San Lorenzo-risalenti al 2001 ma rese pubbliche solo nel 2019 dal settimale inglese The Guardian -, e del pentito Gaetano Grado vedrebbero il personale coinvolgimento del boss Gaetano Badalamenti che avrebbe prima cercato di contrattare la restituzione dell’opera con la Chiesa e quindi l’avrebbe posta al sicuro in Svizzera dove tuttora si troverebbe (forse sezionata per meglio rivenderla, forse restituita alla sua integrità). Le forze dell’ordine non hanno perduto la speranza di recuperare la tela, che resta ancora oggi, dopo cinquantun anni, tra le priorità assolute del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, nonché ritenuta addirittura l’opera d’arte più ricercata al mondo; auguriamoci dunque che anche questo Natale possa, presto o tardi, venirci restituito pregno del senso di cui lo ha caricato questa lunga separazione . Un sincero augurio a tutti

RISORSE E NOTE A MARGINE

  • Su The Journal of Cultural Heritage Crime unesaustiva ricostruzione dell’annosa vicenda qui riportata- della composizione dell’opera, del furto,delle relative indagini comprese le ultime rivelazioni- a firma di Simona Sileri, a cui molto deve anche questo post ;
  • Un approfondimento imprescindibile è costituito anche dal volume di Luca Scarlini Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto, che alla ricostruzione di alcune fasi della vita dell’ artista si concentra soprattutto sulla strumentalizzazione dell’evento da parte della mafia e sulle sue strategie comunicative;
  • Per chi facesse eventualmente in tempo a leggere questo articolo, segnalo l’iniziativa in streaming sul canale YouTube degli Amici dei Musei Siciliani La Natività cancellata , evento che vedrà protagonista l’artista contemporaneo Emilio Isgrò ad inaugurazione dell’undicesima edizione della rassegna Next;
  • A partire dal 2015, l’opera è idealmente tornata al proprio posto grazie alla realizzazione di una copia perfetta in ogni dettaglio realizzata dal laboratorio Factum Arte di Madrid, finanziato da Sky Arte per restituire al patrimonio artistico universale le opere d’arte a vario titolo perdute.

Stabat lupus. Fedro e Sciascia (e lo spettro di Orwell)

Aesopus-moralizatus-in-Napoli-per-F.-Del-Tuppo-il-Lupo-e-lAgnello-1485In un suo recente articolo pubblicato sul  Corriere della Sera, Paolo Giordano rifletteva sull’importanza dei simboli colpiti e sulla rapidità con cui se ne creano di nuovi.  Se è vero- come è vero- che la nostra mente pensa essenzialmente per simboli ed immagini, non c’è forse nessun altro simbolo che possa descrivere l’illogicità della violenza e della strage fine a sé stessa come la favola del lupo e dell’agnello, immortale apologo delle vessazioni atroci e gratuite del più forte sul più debole. Non intendo addentrarmi qui in complesse discettazioni sullo scenario geo-storico-politico (a sua volta intessuto di atrocità) in  cui l’orrore di questi giorni- di questi ultimi anni- è nato ed ipertroficamente cresciuto; ne parlo qui perché ne ho scoperto una sorta di rilettura radicale di un giovanissimo Sciascia, che  se mi ha fatto amaramente riflettere mi ha  fatto anche,ancor più amaramente, sorridere.

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