Month: aprile 2020

La persuasione e la retorica. Nota a margine del 25 Aprile /2(020)

Sembra destino- o forse un’attenzione o un’insistenza personali, se preferite- che le riflessioni di questo blog a proposito del 25 Aprile e dintorni debbano vertere sul linguaggio. Sarà forse perché l’anniversario della Liberazione costituisce la più importante delle celebrazioni civili, che la retorica del consenso si appropria, spesso indebitamente e illecitamente, delle parole che gravitano attorno a questa data storica, contando sull’enorme risonanza emotiva che spesso trascende la (o prescinde dalla) conoscenza degli eventi. «Liberazione» è una parola che oggi più che mai ci sentiamo cucita addosso, soprattutto perché da circa due mesi, da quando cioè è stato ufficialmente dichiarato lo stato d’emergenza del Paese con conseguente blocco delle attività produttive e di gran parte delle libertà individuali, siamo stati esposti ad una continua esortazione alla necessità di «resistere» e di «fare la nostra parte» nella «guerra in atto» contro il «nemico invisibile», recuperando dunque tutta la retorica della guerra per la quale i capi di stato e di governo continuano a rivelare , come vuole James Hillman, «un terribile amore». E siccome l’antidoto migliore contro la retorica credo resti la memoria degli eventi, mi scuserete se colgo l’occasione per richiamare qui i fatti di quei giorni, certo noti a voi tutti, per restituire il contesto, e dunque pieno senso e pregnanza alle parole che li ricordano, liberandole almeno in parte dall’abuso.

(altro…)